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06/11/2011 -

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Lunghe liste d’attesa per gli asili nido? Dai cittadini una risposta alle deficenze del Comune

Abbiamo pubblicato sulle nostre Pagine Video i dati relativi al 2009 delle liste d’attesa per gli asili nido comunali, diffusi dall’associazione CittadinanzAttiva in un dossier. Ragusa era la quarta fra i capoluoghi d’Italia per l’alto tasso di domande in attesa, ben il 64%. L’articolo ha avuto come effetto immediato una mail da parte di una telespettatrice ragusana, Enrica Blandino, che ci ha segnalato la presenza a Modica, a Ragusa e, prossimamente, a Pozzallo dei “nidi famiglia”. Un’associazione nazionale, “Scarabocchiando”, porta avanti da anni la creazione di “nidi famiglia”, ovvero di piccoli nidi gestiti da famiglie e monitorati costantemente da uno staff di psicologi, pedagogisti e pediatri, creati in casa con conseguente abbattimento di costi. Genitori che si mettono a disposizione a turno, in una sorta di meccanismo da banca del tempo, per accudire i bambini. Ogni struttura accoglie al massimo una decina di bambini. “Scarabocchiando” non si vuole sostituire all’asilo nido comunale, ma vuol essere un supporto sia al servizio pubblico, incrementando l’offerta di posti, sia alle famiglie, accogliendo i bambini da 0 a 3 anni nelle ore in cui la coppia di genitori non può occuparsene, o la donna è impegnata al lavoro, o i nonni non sono disponibili a tenerli, o non ci sono soldi per chiamare a casa una baby sitter. Valentina Puccia è la coordinatrice regionale dell’associazione Scarabocchiando. “L’associazione Scarabocchiando è nata nel 2006 – ha detto Puccia -. Il nido famiglia nasce con flessibilità di orari e di esigenze. Ogni mamma può portare quando vuole il bambino e noi lo accogliamo. E’ un servizio di babysitteraggio a tutti gli effetti, però, anziché andare noi a casa della gente, ospitiamo i bambini a casa nostra”. Quella dell’associazione Scarabocchiando è una risposta al bisogno delle famiglie di avere assistenza per i propri bambini, specie in un momento di crisi economica, quando una madre e un padre non possono fare a meno di lavorare a tempo pieno. “Cerchiamo di avere un aiuto da parte del Comune – ha detto ancora Puccia perché vogliamo essere un supporto sia alle lunghe attese che ci sono nelle liste comunali, sia un supporto per le famiglie”. A Ragusa il nido famiglia esiste da settembre di quest’anno. Enrica Blandino è colei che lo gestisce ed è la telespettatrice che ci ha contattati. “Il nido nasce per la voglia di stare con i bambini e crescere con loro – ha dichiarato la Blandino -. Ho scelto di trasformare casa mia in un nido. Tutta casa è adibita per le esigenze dei bambini: la stanza dei giochi, quella del riposo, il bagnetto per il cambio. Ogni bambino ha il suo spazio dove esprimere la sua fantasia”. “E’ un servizio che agevola i genitori – ha detto ancora la Blandino – grazie alla flessibilità degli orari. Non c’è orario di apertura o di chiusura: questa è casa mia ed è sempre aperta per i bambini”. Il primo nido famiglia nasce a Fiumicino (Roma) dall’esperienza di Katiuscia Levi e la rete si è presto diffusa in tutta Italia, laddove c’era un bisogno da parte della collettività a cui le amministrazioni comunali non erano riuscite a dare risposta. Ragusa vive questo bisogno di posti negli asili nido, come testimoniano le liste d’attesa, e soffre la carenza di strutture per l’accoglienza di bambini da 0 a 3 anni. Il dossier pubblicato da CittadinanzAttiva è chiaro: il Meridione d’Italia è carente di strutture per l’infanzia e Ragusa non è da meno. Ma perché il capoluogo ibleo dev’essere inferiore, per esempio, a Reggio Emilia? Le famiglie ragusane, le giovani coppie sono forse diverse da quelle emiliane? Un articolo del Sole 24 Ore del 2009 (stessa data cui fa riferimento il dossier di CittadinanzAttiva) testimoniava l’efficienza della amministrazione comunale emiliana: 82 servizi educativi per la fascia 0-5 anni che lasciavano una decina di bimbi da 3 a 5 anni in attesa e quasi nessuno nella fascia 0-3 anni. Reggio Emilia ebbe la prima scuola per l’infanzia nel 1963 e il primo nido nel 1971. Le strutture operanti sono gestite dal Comune, dallo Stato, da cooperative in convenzione e dalla Federazione scuole materne cattoliche. 22 milioni di euro, il 15% del bilancio di Reggio Emilia, nel 2009 erano destinati a questo settore, cui si aggiungevano 5 milioni provenienti dalle rette e 1,6 milioni da altri enti. Perché Ragusa nello stesso anno aveva il 64% dei richiedenti il servizio in lista d’attesa? Perché i nostri amministratori, a differenza di quelli emiliani, negli anni non hanno saputo investire in strutture per l’accoglienza dei piccoli cittadini del domani? Ecco, allora, che la nascita dei nidi famiglia è la risposta dei cittadini, dei genitori, delle famiglie, ad una carenza del servizio pubblico; un’offerta che cerca di chiudere la falla (enorme stando ai dati del 2009) che il Comune non riesce a tappare. E’ possibile che alcuni genitori debbano supplire alle mancanze di un Ente pubblico? E’ ora che arrivino risposte da Palazzo dell’Aquila.


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