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06/12/2011 -

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Nello Dipasquale e il dilemma della Pegaso

Pegaso al capolinea. La cooperativa sociale che ha l’appalto dei cimiteri non ha pagato lo stipendio di ottobre ai suoi 15 dipendenti. La causa del ritardo non è la crisi, ma il crollo di un rapporto sino a qualche mese addietro fittissimo e spregiudicato che il sindaco di Ragusa aveva intessuto con il presidente La Ferla e che oggi potrebbe spezzarsi perché troppo imbarazzante per il primo cittadino. La Pegaso era una società usata per sistemare i disoccupati “d’area” che veniva ricompensata per questi favori – pagati da noi contribuenti – promuovendo anche assurde e lucrose attività d’impresa che la cooperativa si inventava certa di un sostegno del Comune, come ad esempio accadde con la pista di ghiaccio al centro storico nel periodo natalizio. Questo legame affaristico clientelare aveva creato una bolla protettiva attorno alla Pegaso poiché il presidente della cooperativa, il signor La Ferla, forte di questo rapporto di reciproco scambio con il capo dell’amministrazione credeva di essere immune da qualsiasi sguardo curioso e attento. Per qualche anno in effetti è andata bene. Solo Tele Nova denunciò alla opinione pubblica ragusana le assunzioni dei figli e dei fratelli di Forza Italia e suoi derivati, e questo semplice racconto di verità che nessuno osava rivelare per timore di irritare il sindaco o perché la stampa riteneva tali scelte clientelari normali azioni politiche, però ha dato un po’ di coraggio a coloro che conoscevano alcune storture del sistema della cooperazione sociale. Il caso infatti arriva nel dicembre 2010 in commissione trasparenza al Comune di Ragusa dove scatta l’indagine sul personale della Pegaso, sul numero di persone svantaggiate, sui controlli sanitari. E qui affiora la verità. Il settore decimo del Comune di Ragusa che si occupa dei cimiteri viene colto in grande affanno e difficoltà per l’assenza di controlli, per il letargo dei dirigenti, per la incomprensibile pigrizia che pare abbia paralizzato per anni l’apparato. Gli uffici sono costretti a chiedere alla Pegaso le “carte”. Passano sei mesi e si scoprono gravissime inadempienze; fioccano nelle redazioni giornalistiche e in Procura dossier anonimi e comunque assai circostanziati, e l’ufficio elabora in un impeto di orgoglio ritrovato, ma senza averlo concordato con i vertici del Comune, una richiesta di rescissione di contratto. L’onda di verità non è più contenibile; i dirigenti Lettiga e Rosso, però, non riescono a rescindere il contratto. Nè il segretario generale, nè il dirigente Mirabelli si dichiarano convinti dell’operazione e così, chissà perché, la Pegaso continua a mantenere i servizi cimieriali. Si susseguono le proroghe: una, due, tre, quattro, cinque, sei. L’amministrazione Dipasquale è in imbarazzo e non sa come muoversi: da una parte mostra a La Ferla amicizia inossidabile con le proroghe e con la scelta, due mesi fa, di assegnargli nuovamente l’appalto; nel frattempo si mette, per quel che può, in posizione inattaccabile mostrando un atteggiamento equo e neutrale deliberando un recupero coattivo degli sgravi contributivi goduti illegittimamente dalla Pegaso per l’assunzione del personale. La cifra richiesta è alta: 171 mila euro. Due le domande. Perché il Comune si accorge così tardi di dover ricevere questa somma? – e la risposta è nella storia che stiamo raccontando. Seconda domanda: l’ha recuperata, il Comune, questa somma, e se non l’ha recuperata non è stato quanto meno superficiale, l’ente, ad affidare l’appalto di nuovo alla Pegaso? Si dice in giro che La Ferla si stia muovendo per vie legali opponendo resistenza, e che il Comune negli ultimi tempi abbia applicato per manchevolezze nel servizio due sanzioni. Cosa sta accadendo allora? La Ferla non riesce a credere che la pacchia sia finita. Incassava – lo sostiene il Comune – soldi che non gli spettavano, otteneva di realizzare senza gara piccoli progetti, e di contro assumeva le persone segnalate da Nello Dipasquale. E’emblematica la cronaca di queste ore. I lavoratori della Pegaso che dovevano ricevere il 20 novembre lo stipendio di ottobre sono rimasti a secco e sono andati a lamentarsi al Comune dove gli è stato detto che nulla al momento si può fare perchè il Comune è a posto in quanto i soldi del servizio sono stati normalmente liquidati alla cooperativa. Nessuno dei dirigenti se la sente di dare un taglio netto, di togliere il servizio alla Pegaso per poi indire un’altra gara, insomma di agire. Solo suggerimenti ai poveri lavoratori, che ricordiamo sono coloro – a parte i raccomandati entrati in ruoli amministrativi – che scavano le fosse dei morti: “Perché non provate con un decreto ingiuntivo e così noi di conseguenza potremmo ufficialmente prendere atto della situazione?”. I cavafosse – alcuni sono soggetti svantaggiati – soffrono della stessa incredulità vissuta dal loro presidente La Ferla, non riuscendo ad ipotizzare l’abbandono da parte del sindaco. La vicenda è penosa. Da una parte la rozza ostinazione del presidente della cooperativa che non si rassegna alla brusca inversione di rotta e tenta un ricatto malcelato prendendosela con i lavoratori, dall’altra il sindaco che non appare mai e che senz’altro a questo punto non vedrà l’ora di sbarazzarsi del fidato La Ferla divenuto scomodo. C’è dell’altro. La Pegaso gestisce in associazione temporanea di impresa con la Esistere la distribuzione idrica ed il sollevamento del San Leonardo, dove i problemi e le ricadute per la collettività sono infinitamente maggiori e dove regna l’omertà assoluta sulle sorgenti inquinate. Una città malata per la crisi e in parte marcia, e un sindaco talmente preso di sè da sentirsi il predestinato, l’unico, il salvatore e il salvato. Non gli servono più nè partiti, nè rustici compari.

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