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19/12/2012 -

Giudiziaria/

QUARTA UDIENZA DEL PROCEDIMENTO NATO DALL’OPERAZIONE “ALPI IBLEE”

tribunale-generica-aula48Contestualmente ai quattro rinvii a giudizio ed ai quattro prosciolgimenti davanti al Gup del Tribunale sono state definite le posizioni di tre medici chirurghi che hanno chiesto di essere giudicati col rito abbreviato. Questo in pillole il risultato della quarta udienza del procedimento nato dall’operazione “Alpi Iblee”, condotta dai Carabinieri del Nas, che il 13 gennaio dell’anno scorso portò agli arresti domiciliari il professore Ignazio Massimo Civello, 64 anni, all’epoca direttore della Chirurgia Generale dell’ospedale Civile di Ragusa. Secondo l’accusa sarebbero state chieste somme non dovute ai malati bisognosi di inteventi chirurgici per saltare le liste di attese. Il Gup Giovanni Giampiccolo ha emesso una sentenza di condanna (per uno solo dei capi di imputazione) per un medico chirurgo e due di assoluzioni. Per il professore Civello sono stati fissati due processi. Il primo per il 26 febbraio per un caso di tentata concussione. Il secondo per il 26 marzo per il troncone principale in cui compariranno anche altri due medici Vincenzo Antonacci, 60 anni, difeso dall’avvocato Enrico Platania, e Rosario Arestia, 50 anni, assistito dall’avvocato Michele Sbezzi. L’unica condanna con l’abbreviato è scattata per Carmelo Iozzia, 52, difeso dall’avvocato Francesco Zisa, condannato a 4 mesi per tentata truffa; il Pm aveva chiesto un anno ed 8 mesi ipotizzando, oltre alla truffa, riqualificata poi in tentata truffa, anche due casi di falsità ideologica ed uno di lesioni. Il Gup ha sospeso la pena per cinque anni, respingendo la domanda risarcitoria dell’Asp 7 costituita parte civile. Con l’abbreviato è stato assolto, come richiesto dall’avvocato Laura Migliore, il medico chirurgo Alfio Salvatore Nicosia, 50 anni, accusato di un caso di concussione, oltre che del reato associativo mentre il Pm Marco Rota aveva chiesto la condanna a 2 anni. Assolto anche Corrado Migliore, 59 anni, difeso dagli avvocati Francesco e Giovanni Pannuzzo. Era accusato del reato associativo, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e lesioni: il Pm aveva chiesto la condanna ad un anno e due mesi di reclusione.

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