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10/02/2014 -

Economia e Finanza/

PETROLIO, IMPIANTI DI RAGUSA FERMI IL 12 E IL 13

La riorganizzazione del Centro oli Enimed di Ragusa non piace ai sindacati e ai lavoratori dell’azienda del gruppo Eni. Per due giorni, mercoledì 12 e giovedì 13 febbraio, le maestranze sciopereranno in segno di protesta contro questo piano che prevede “la decisione unilaterale da parte di Enimed di affidare a terzi la gestione del carico delle autobotti di petrolio nella centrale di Ragusa e la conseguente pratica del rilascio autorizzazione di trasporto del greggio, senza consultazione e intesa sindacale”. In pratica le attività in questione, di solito svolte da personale Enimed, sono state affidate a ditte contrattiste. Nel gennaio scorso le rappresentanze sindacali unitarie hanno incontrato la direzione di Enimed per discutere di questa problematica, senza riuscire a trovare un accordo. Da qui la proclamazione delle due giornate di sciopero, decisa dalle Rsu e sostenuta dalle segreterie confederali Cgil, Cisl e Uil, con la ferma degli impianti. Inoltre le Rsu hanno nel contempo diffidato Enimed dal “mettere in campo azioni gestionali che potrebbero essere ricondotte a comportamenti antisindacali”. Nella lettera a firma dei segretari generali Giovanni Avola della Cgil, Paolo Sanzaro della Cisl e Giorgio Bandiera della Uil, si sollecita l’intervento del Prefetto a convocare con urgenza le parti. I sindacati sottolineano che, “per la prima volta nella storia delle relazioni industriali di Eni, una riorganizzazione della centrale oli di Ragusa vuole essere applicata d’imperio e con prepotenza da parte aziendale”. “E’ un comportamento del tutto atipico per la società di estrazione e produzione controllata da Eni, – aggiungono i sindacati – che si è sempre distinta nel tempo per avere offerto al territorio buona e garantita occupazione e soprattutto rispetto delle regole contrattuali, sociali e politiche”. Il risultato è l’inasprimento dei rapporti tra lavoratori e territorio locale da una parte e azienda dall’altra. I sindacati criticano, fra l’altro, il “mancato coinvolgimento delle parti sociali e, nel particolare, escludendo in modo arbitrario il confronto con il sindacato ragusano”. “E’ inspiegabile, inoltre, che Eni sfrutti le risorse minerarie del Comune di Ragusa, con royalties e compensazioni ambientali versate a Ragusa – scrivono i segretari di Cgil, Cisl e Uil – per poi intrattenere relazioni sindacali e d’impresa in modo esclusivo con il territorio di Gela. Enimed ha cancellato definitivamente l’imprenditoria specializzata ragusana dalle prestazioni dei servizi collegati alle attività produttive del centro oli di Ragusa: il conferimento degli appalti per la gestione delle produzioni di Ragusa avviene, infatti, da dieci anni a questa parte solo ad imprese extraterritoriali – sostengono i sindacati – che occupano in modo esclusivo maestranze forestiere. Occorre, dunque, mettere mano al rispristino delle regole, a partire dal riordino delle relazioni sindacali territoriali, nella piena applicazione del protocollo relazioni industriali del maggio del 2011”. I sindacati sollecitano un’inversione di tendenza. “La reiterata discriminazione ed emarginazione da parte di Enimed nei confronti del territorio – concludono – è l’ennesimo scippo perpetrati nei confronti della nostra provincia”.

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