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04/04/2016 -

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IL MARE DI SICILIA COME LA BASILICATA? IL VERO VOLTO DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE: A LORO I PROFITTI E AI CITTADINI E ALL’AMBIENTE L’INQUINAMENTO

 

490930496“Dispiace rilevare che per risparmiare decine di milioni di euro ci si riduca ad avvelenare un territorio con meccanismi truffaldini”. “Siamo di fronte a criminalità organizzata ambientale su base imprenditoriale “. Commenta così l’inchiesta a carico dell’ENI per smaltimento illegale di rifiuti in Basilicata sulla quale si indaga anche per disastro ambientale il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Ma quello lucano è forse il caso più eclatante e più recente ma non è l’unico. Legambiente ricorda che è ancora pendente al Tribunale di Ragusa un’inchiesta del tutta simile a carico dell’Edison per “gravi e reiterati attentati alla salubrità dell’ambiente e dell’ecosistema marino attuando modalità criminali di smaltimento dei rifiuti e dei rifiuti pericolosi” causati dalla piattaforma di petrolio Vega davanti le coste ragusane. In questo caso, secondo l’inchiesta, si è avvelenato il mare con metalli tossici, idrocarburi policiclici aromatici, composti organici aromatici utilizzando cinquecentomila metri cubi di acque contaminate da rifiuti anche pericolosi e causando danni ambientali e contaminazioni chimiche nelle acque e nel sottosuolo circostanti. Il danno stimato dalla procura della repubblica di Ragusa è stimato in circa 70 milioni di euro. Risulta evidente – scrive Legambiente – come siano false tutte le rassicurazioni che le società petrolifere tentano di trasmettere ai cittadini circa i rischi derivanti dalla ricerca petrolifera a mare. Ogni giorno si avvelena il mare attraverso le operazioni di routine come dimostrato dalla ricerca Ispra sulle piattaforme petrolifere e reso noto da Greenpeace. Estremamente gravi inoltre le dimissioni della Ministra dello Sviluppo Economico, particolarmente inquietanti tenuto conto anche del fatto che è la stessa che a fine 2015 ha dato all’Edison l’autorizzazione a trivellare nuovi pozzi e istallare una nuova piattaforma davanti alle nostre coste. Emerge chiaramente come il governo faceva e fa grandi favori ai petrolieri a scapito delle popolazioni locali senza preoccuparsi dei danni alla salute all’ambiente e al mare. E’ anche per questo motivo che è necessario che gli italiani il 17 aprile vadano a votare SI al referendum contro le trivelle, per un futuro senza combustibili fossili e per difendere il mare noi stessi e le future generazioni dall’inquinamento e dai rischi del riscaldamento globale”.

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