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12/05/2016 -

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FEDERICO PICCITTO E LA BANDIERA NASCOSTA

bandierSì, il titolo che proponiamo è da avventura di Topolino o, per i più colti, da storie di pirati della Malesia con tesori spariti e abilmente ritrovati, casi polizieschi risolti con scaltrezza e malizia, insomma un romanzetto che soddisfa gli animi infantili. – Ed ecco Federico nascosto tra i cespugli che salta addosso al temibile corsaro e con un colpo di scimitarra slega la nobile fanciulla dal ruvido legno e l’avvolge nella bandiera blu della salvezza!- languido bacio, lacrime trattenute con fare maschio, sguardo al cielo e dissolvenza. –  Ma il nostro simpatico agente Topofederico come incastrerà i ladri della bandiera?  La sua mente infallibile ha calcolato ogni mossa e piomberà sulla Banda Bassotti recuperando il prezioso vessillo! – e il ragazzino, dopo il lieto fine, eccitatissimo, corre a fare merenda. Perché Il nostro sindaco ha nascosto alla città il recupero della bandiera di Marina? Che razza di sorpresa è non annunciare un evento piacevole che rincuora gli abitanti? Cosa si credeva di fare Piccitto? Spiazzare il nemico? Confonderlo? Sperare che i cittadini con questo colpo di teatro commentassero quanto fosse furbo? L’episodio è sintomatico di una relazione errata tra pubblica amministrazione e cittadini elettori. Quanto accaduto si incastona perfettamente nell’azione fumettistica di questi ultimi mesi con il sindaco che ogni giorno lancia sulla stampa e sui social una serie di scatti fotografici che lo vedono concentrato e competente ispezionare qualche lavoretto pubblico. E’ il giornalino di Federico, che a lui piace tanto. Questa narrazione fulgida e solitaria sul modo di  governare, in cui l’unico coinvolgimento per gli esterni  è la presa d’atto ottica, è la scelta adottata in giunta, in consiglio, con il movimento, con la popolazione. Gli appassionati si guardano il giornalino, lo collezionano, se lo scambiano – questo procedere ricordiamo che è anche il frutto della finta partecipazione democratica di facebook immediata, superficiale, isterica, autoreferenziale – e per chi non è iscritto al club o non è appassionato del genere, tanti saluti e chi se ne frega. Lo sapevano da 15 giorni, a Palazzo, dell’attribuzione della bandiera blu (c’era l’invito di recarsi a Roma per l’evento celebrativo), ma nessuno nell’esecutivo ha ritenuto opportuno comunicarlo alla città. Fra i mille guai che attraversa la nostra Ragusa, questo riconoscimento  che tornava a svettare su Marina poteva costituire un tassello di speranza in un settore, il turismo, che ancora resiste, ed invece è stato vissuto come un successo personale. Nessuno della giunta, che pur sapeva, ha parlato, si è sbilanciato o ha rivelato in qualche modo la notizia; evidentemente c’era l’ordine del silenzio. A questo punto occorre chiedersi cosa abbia fatto scattare nel sindaco e nel suo entourage questa voglia dispettosa di scherzare con le opposizioni, e qui, purtroppo, lo “scherzetto” diventa dramma.  Spunta come sempre il disastro emozionale e comportamentale derivante da questa maledetta legge sull’elezione diretta dei sindaci destinati tutti a trasformarsi, a seconda delle connotazioni caratteriali, in piccoli principi bonaccioni o in spietati dittatorelli di paese, e si appalesa la fragilità strutturale del movimento cinquestelle il cui credo si esaurisce nella potenza individuale coniugata ad onestà ecc..ecc..  e tuttavia priva di quel sentimento amoroso verso le masse e del culto rigidissimo del rispetto politico che appartiene alla cultura progressista con i suoi derivati autentici di linea. Ed infatti i cinquestelle oscillano sempre più frequentemente, nel rapporto con il mondo esterno, fra trovate propagandistiche infarcite di sogni molti dei quali giusti e  realizzabili, e clamorosi tonfi che creano loro panico e sbandamento – vedi gli imprevisti di mestiere di alcuni loro sindaci. Ciò che più infastidisce è immaginare il momento in cui il sindaco o chi per lui – ci auguriamo che non ci sia qualche Rasputin, personaggi che conducono le amministrazioni locali dritte  al baratro – opta per l’occultamento della bandiera. La gioia solitaria, il divertimento bullesco verso coloro che non apprezzano e non capiscono la grandezza di un gruppo dominante, la nevrotica conferma di un ossessivo disprezzo verso il prossimo politico… come si gira e gira idea stupida e inquietante. Non serve, poi, rimarcare il ridicolo ruolo del presidente del consiglio Antonio Tringali che non ha avuto l’illuminazione di smarcarsi dal cerchio magico e ha ben contribuito, da simpatico folletto qual è, a consegnare all’opinione pubblica un ritratto da fanciulli minchioni dietro la bandiera. Sono riusciti nel loro intento di stupire e di far mangiare i gomiti al nemico? Senz’altro no. Le sottigliezze della perfidia sono sempre materia altamente infiammabile che si esaurisce velocemente. Questo piacere che si sono passati non vale una mazza, non forma consenso, non annienta il nemico, non conquista consensi. Roba da allocchi. Viva la bella Marina di Ragusa dalle onde blu, viva la forza, la forma e l’etica della buona politica, viva la natura, viva la democrazia senza inganni. E gran finale cinquestelle con la marcia di Topolino. Tutti in coro: “Tu sei furbo e birichin viva Topolin, quanto piaci a noi bambin, viva Topolin!” .

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