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31/05/2016 -

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“Il fenomeno dei migranti? Siamo messi male perché gestito sempre più in termini economicistici”. Duro atto di accusa del vescovo di Noto Staglianò dal Duomo di Ibla

San Giorgio 2016 la benedizione del vescovo“Il fenomeno dei migranti viene gestito sempre di più in termini economicistici ma ha bisogno di un approccio più umano. Come comunità cristiane siamo interessati, in nome di Gesù, a dare risalto all’accoglienza, alla carità e quindi a guardare queste persone, nostri fratelli che vengono sulle nostre coste e hanno bisogno, come a esseri umani che devono essere aiutati e sostenuti. Un fenomeno che il mio territorio diocesano, è il caso di Pozzallo, vive quotidianamente”. Lo ha detto a chiare lettere il vescovo della diocesi di Noto, mons. Antonio Staglianò, lunedì sera al Duomo di Ibla dove ha presieduto la santa messa in occasione della Giornata diocesana del sollievo. A concelebrare la messa anche il parroco don Pietro Floridia, il vicario generale della Diocesi di Noto, mons. Angelo Giurdanella, e don Salvatore Giaquinta, cappellano ospedaliero al Maria Paternò Arezzo. L’iniziativa rientrava nel contesto dei solenni festeggiamenti in onore di San Giorgio. “In questa giornata del sollievo – ha detto mons. Staglianò – abbiamo voluto parlare della possibilità da parte dei soggetti umani di incontrare altre persone che si trovano nello sconforto, nell’afflizione, perché in condizioni di dolore, di sofferenza, per malattie che sono a volte così gravi da essere chiamate terminali oppure malattie radicali che inchiodano le persone a letto. Di fronte a questa situazione che si fa? Il cristiano non può dire semplicemente prego per te. E’ bene che preghi ma la preghiera insegnataci da Gesù è sempre corporea, fatta con le labbra a Dio, che porta chi la fa come ad ascendere nel cuore stesso di Dio e poi dal cuore stesso di Dio guardare giù e vedere l’afflizione dei fratelli e ciò comporta uno spostamento fisico, corporeo, di vicinanza, di prossimità, di cura, nei confronti di chi soffre, come ha fatto il buon samaritano. Dobbiamo comprendere che occorre recuperare l’autenticità cristiana nella nostra fede cattolica. Se ci rinchiudiamo dentro le chiese a pregare, non abbiamo svolto al meglio il nostro essere cristiani. Quando andiamo a trovare l‘ammalato, ci facciamo carico della famiglia stessa. Pregare con le labbra e non fare esperienza di carità concreta nell’anno della Misericordia non ha senso, dobbiamo praticare le opere di misericordia corporale”. Al termine della funzione, è stato lo stesso vescovo Staglianò, sul sagrato del Duomo, a lasciare andare verso il cielo alcuni palloncini bianchi e rossi, questi ultimi a forma di croce, per mettere in evidenza, in maniera simbolica, l’attenzione che tutti devono avere nei confronti di chi sta peggio, di chi soffre.

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