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30/01/2012 -

Istruzione/Pubblica Utilità/Società/

SCUOLA E AUTISMO

La scuola può svolgere un ruolo fondamentale nell’accoglienza dei bambini ma anche degli adolescenti autistici. A patto che si tratti di istituti attrezzati nell’effettuazione di specifiche pratiche di supporto ai ragazzi con questi disturbi. E’ il messaggio forte e chiaro lanciato nel corso della giornata del workshop in fase di svolgimento a Chiaramonte Gulfi e promosso dall’associazione socio-culturale “Namastè” con la collaborazione dell’Asp 7 Ragusa. Un messaggio proveniente da Pordenone. Qui opera la dottoressa Francesca Costa, responsabile delle attività di sostegno del liceo “Leopardi-Majorana”, che ha raccontato l’esperienza degli ultimi anni caratterizzata dall’inserimento scolastico di ragazzi con autismo. “Sono gli stessi studenti – ha affermato Costa – ad averci spiegato di essere più sereni e responsabilizzati dalla presenza dei compagni di classe con disabilità. Ci muoviamo, è chiaro, con classi particolari, ma il tutto è reso possibile anche grazie alla forte motivazione che arriva dai docenti e, soprattutto, dalla dirigente scolastica. Il nostro, però – ha detto ancora Costa -, non deve essere un caso isolato. Con gli opportuni accorgimenti, questa esperienza si può trasferire in altre realtà del nostro Paese. Anche in provincia di Ragusa. E noi siamo qui a dimostrarlo”. Dopo l’intervento introduttivo della presidente di Namastè, Daniela Lucifora, è stata ancora una volta Elena Gorini, psicologa e responsabile dei progetti Autismo dell’Aulss 9 di Treviso, a scendere nel dettaglio delle procedure di insegnamento, coinvolgendo anche i corsisti in prove pratiche. E’ toccato poi ad Alberto Roman, neuropsicomotricista dell’età evolutiva del Centro Samarotto della stessa Aulss 9, spiegare la validità delle pratiche di interazione con il bambino sia in ambito terapeutico sia in ambito sociale. “I soggetti autistici – ha dichiarato Roman – hanno difficoltà ad apprendere il gioco, le parti evolutive, le tappe del gioco condiviso, di astrazione e simboliche. Serve un sistema mirato con questi bambini perché l’approssimazione non porta a nulla. Un sistema adeguato, quindi, a misura di bambino autistico. Altrimenti si corre il rischio di una compromissione che, se non adeguatamente curata, porta il piccolo all’isolamento e, via via, alla mancanza di apprendimento”. Domenica mattina, l’ultimo appuntamento con il workshop sempre alla sala convegni “Leonardo Sciascia”, è stato introdotto da Ivana Tidona, del progetto Autismo dell’associazione Namastè, ed è stata ancora la dottoressa Gorini a soffermarsi sul problema dei comportamenti, definendo valutazioni e caratteristiche. Le procedure di intervento hanno caratterizzato la parte finale del work shop.

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