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08/03/2012 -

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RACCOMANDATI ATO: PER FRANCO MUCCIO NON E’ SCANDALO, MA DIRITTO ACQUISITO

La vicenda dei 19 contrattisti dell’Ato entrati per la loro vicinanza agli amministratori della società potrebbe risolversi con il riconoscimento del tribunale del loro diritto al posto fisso. C’è già stato, infatti, un primo pronunciamento del giudice del lavoro che fa ben sperare i ricorrenti nella stabilizzazione. L’assurdità di queste assunzioni sta nel fatto che l’Ato è destinato alla liquidazione, e questa condizione che confligge con l’obbligo di assumere nuovi lavoratori non è solo ragusana. A Palermo la Multiservizi, che sta chiudendo, dovrà assumere 122 persone. Anche lì c’è il sospetto che i contratti furono volutamente siglati con procedure scorrette per lasciare i margini dell’eventuale vertenza, ed anche a Palermo si parla di colpe degli amministratori che un tempo gestivano la società. Qui a Ragusa è in corso un’inchiesta penale sulle assunzioni all’Ato, ma ciò al momento non pregiudica affatto la via del riconoscimento di una posizione lavorativa intrapresa da alcuni ex cocopro Ato. La questione morale e politica che sta scaldando gli animi della Cgil, del signor Franco Muccio, ex amministratore Ato che si prodigò per assumere qualche suo parente, e del Pd che ha denunciato con forza la pratica delle raccomandazioni all’Ato e la situazione paradossale della prospettiva di assunzioni nonostante lo smantellamento della società, può essere così sintetizzata: il raccomandato vanta diritti? La domanda la pone Franco Muccio ricordando che nella pubblica amministrazione non si può più stabilizzare alcuno e ricordandolo si scaglia quindi contro la Cgil che alle case popolari tutela i precari, mentre all’Ato ha, di fatto, scaricato i lavoratori, ed anche contro Calabrese del Pd definito “moralizzatore”. La denuncia ha delle basi di verità nel sottolineare che la pubblica amministrazione non può assumere ed invece si continua a stabilizzare sia al Comune di Vittoria che in quello di Ragusa e nessuno solleva dilemmi, per non parlare del Consorzio universitario dove si sono svolti colloqui di assunzione degni di un film di Alberto Sordi (ritrattista impareggiabile della piccola Italia). Poichè sono giorni tristi e alle prime linee le parole son venute a mancare, dobbiamo comprendere la realtà servendoci di quel che abbiamo. L’uscita di Franco Muccio è un manifesto del dipasqualismo; oseremmo dire che è l’anima del territorio dove regna un autogoverno medioevale senza regole scritte e fiero della propria barbarie. La devastazione urbana è chiamata grandezza, l’ineguaglianza è chiamata opportunità di crescita. Franco Muccio è un gladiatore pieno di ardore ed entusiasta del sistema Dipasquale tanto che ammette di aver sistemato la famiglia e se stesso tra Ato, cimiteri, discarica, consorzio univesitario, e lo dichiara con orgoglio e naturalezza dando del farabutto a chi finge di non sapere che le cose funzionano bene se si sta al servizio del principe. La logica di Muccio è inattaccabile, i raccomandati hanno diritti come qualsiasi altro cittadino. Ed è vero. Ciò che Muccio non vuole capire è che i raccomandati non sono come tutti gli altri cittadini, hanno una marcia in più: vantano, oltre i diritti civili, legami che li rendono maggiormente abili e quindi odiosi. Franco Muccio è stato bravissimo ed ha raggiunto il cuore del problema: da che parte conviene stare? Spetta ai ragusani scegliere.

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