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09/05/2012 -

Politica/

NELLO DIPASQUALE FESTEGGIAMENTO CON RINCULO

La scena più divertente di queste concitate ore di “spoglio” è stata quella che si è vista in piazza a Santa Croce Camerina quando coloro che già si sentivano i nuovi padroni del paese stavano per prendere possesso dei luoghi. La bella coppia, Nello Dipasquale e Giovanni Mauro, eccitatissimi, come sempre, e grondanti di godimento, passeggiava misurando compiaciuta il feudo conquistato con il loro Barone. E’ durata poco. Un tale, Mezzasalma, trafelatissimo, si è infilato tra la folla e ha sussurato la storica frase: “Tre voti hanno trovato, ha vinto la Iurato”. Il sindaco Schembari si è rifugiato nel retrofarmacia, Giovanni Mauro si è sfogato con Cugnata come sempre a portata di tiro, e il nostro supersindaco si è volatilizzato. Come sono andate queste elezioni? Benissimo, soprattutto per il Pd che ha dato tutto il peggio ed il meglio di sè, ovvero trionfi e soddisfazioni accoppiati a quella figura di cacca fatta a Pozzallo per l’insulsa combine con il Pdl, un accordo che non poteva nè convincere, nè piacere. Anche da noi a Ragusa c’è stato il tonfo del Pdl, una sorta di risveglio e liberazione, ma ora dobbiamo capire cosa fare con l’ultimo cencio di berlusconismo che ci è rimasto attaccato addosso e che come un animale ferito va sbattendo di qua e di là. Cosa ne facciamo di Nello Dipasquale? E’ una situazione pietosa. Aveva intuito la disfatta del Pdl, e si era arrangiato seguendo il proprio istinto e marcando il personaggio dell’ignorante della porta accanto che vanta capacità pragmatiche. Su una triste verità accoppiata ad una falsità ha puntato la sua fortuna ed è riuscito a tirare a campare benone per anni; ed ora che la sua controffensiva culturale si è esaurita (sputtanati: la espansione edilizia, gli appalti in mano alle ditte compiacenti, i restyling del centro storico che non servono a nulla, i parcheggi che sono pura speculazione privata, il modello Ragusa che era lo stupefacente in voga, il porto di Marina che fra un po’ l’Europa ci chiede i soldi indietro, l’aeroporto che solo per arrivarci servono i mezzi speciali dei marines tanto da avere un senso geopolitico solo in caso di guerra nel Mediterraneo, la stampa a pagamento) che gli rimane? Zamparini. Ma questo se l’è liquidato in due righe Eugenio Scalfari domenica su Repubblica: roba da imbecilli. La bussola che ha guidato in queste settimane il nostro Dipasquale è stata l’esigenza di apparire cosa altra dal Pdl. Ovunque si è schierato in questa direzione optando per quelle cordate in cui scorreva il sangue dell’inimicizia profonda (Monte contro Leontini, Schembari e Barone contro Mandarà), oppure alleanze insalata come quella per Susino e comunque contro un uomo sostenuto dal Pdl, Adolfo Padua, e però adesso è il momento della verità: è uomo di destra o di sinistra? Si sta capendo, con la crisi, che serve eccome la ideologia di parte. Tutte le estreme semplificazioni (il culto del fare, la fine dell’ideologia) che Dipasquale aveva orecchiato e ripetuto puntando sull’insignificanza della coppia concettuale sinistra-destra, era, alla luce di ogni tipo di analisi, una ideologia di destra supportata, purtroppo, dalla corruzione del sistema democratico che con Dipasquale ha dilagato. Questa l’unica forma dilagante (oggi sulla Sicilia un articolo di un giornalista amico del sindaco parlava di Territorio come unico fenomeno mirabile e dilagante) che caratterizza la perdita della democrazia a Ragusa. La corruzione sotto l’era di Nello Dipasquale è la stessa che ci descrive un grande giurista di Harvard, Lawrence Lessing, in “Republic, Lost”, si chiama gift economy: economia del dono. Non serve il denaro per i favori, semplicemente si donano beni, posizioni sociali ed economiche di prestigio, viaggi, stili di vita, contro nulla di preciso, ma che tuttavia legano donatore e beneficiario in una sorta di sodale comunità d’intenti. E’ quello che subiamo da anni, è quel collante con i ricchi del luogo che ha reso Dipasquale un fanatico di se stesso, trasformandolo prima in rais e poi in vate populista contro la politica e il potere senza mai fargli pronunciare uno straccio di proposta per cambiare l’iniquo sistema di rapporto tra le classi. Nello Dipasquale è un uomo assolutamente di destra perchè ha amplificato ogni oltre ragionevole dubbio l’urbanizzazione liberista che ha distrutto la città, frammentando il sentimento di collettività. Lui forse non sa chi sia, noi invece sì, siamo consapevoli delle sue scelte di campo, sappiamo che con un’arma come Territorio (a proposito, ieri si è definito un soldato senza munizioni a conferma di una visione politico militaristica) potrà persino tornare da Angelino Alfano e sbattergli sul tavolo il popò di lista civica che ha messo in piedi; ma sempre da quelle parti andrà ciondolando. Nello Dipasquale non è Peppe Grillo, non è simpatico e nemmeno scanzonato, e rifugge dalla controinformazione. Concludiamo con il foglio Voltapagina del movimento Città dove stanno aumentando le vignette che sbeffeggiano il sindaco. Sono molto simpatiche e utili a ritrovare la luce e l’intelligenza che Ragusa aveva infilato sotto il tappeto. C’è sempre tempo per cambiare e per sperare. Viva Santa Croce libera, democratica, e donna.

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