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06/06/2012 -

Economia e Finanza/Politica/Società/

AEROPORTO DI COMISO, LO STATO CHIUDE LE PORTE E NON LASCIA SPERANZE

Le risposte che si attendevano lunedì, dopo la presentazione del piano industriale dell’aeroporto di Comiso all’Enac, non ci sono state. Anzi, sostanzialmente, lo Stato chiude le porte all’aeroscalo ibleo e conferma la politica vessatoria e antimeridionalista contro la più grande occasione di sviluppo che la Sicilia sud-orientale abbia mai avuto. L’onorevole Pippo Digiacomo annuncia nuove battaglie: “Non rimane altro che proseguire la battaglia. E’ risultato evidente dal piano industriale che se la Soaco dovesse accollarsi i costi dei servizi per l’assistenza al volo in sette anni produrrebbe un deficit di 40 milioni di euro, il che vorrebbe dire il fallimento della società. Se, invece, lo Stato dovesse assorbire i costi in questione, subentrando alla copertura di 4,5 milioni che la Regione ha già garantito per i primi due anni, entro il terzo anno la società sarebbe in grado di raggiungere il “break even”. Il business plan ha inoltre evidenziato – scrive Pippo Digiacomo – come già al secondo anno di attività e con solo due partner (Alitalia e Ryanair), l’aeroporto di Comiso raggiungerebbe la quota di oltre un milione di passeggeri con l’incremento del prodotto interno lordo di un miliardo di euro. Il che vorrebbe dire un introito per lo Stato di 200/300 milioni di euro l’anno. Non si capisce quindi questo atteggiamento ostile, miope e vessatorio di uno Stato che da un lato rinuncia agli introiti che l’aeroscalo ibleo sarebbe in grado di produrre e dall’altro continua a garantire i servizi di assistenza al volo in aeroporti improduttivi e addirittura, in alcuni casi, già falliti da tempo. Offensiva – scrive Pippo Digiacomo – oltretutto l’idea della gestione in “Afis” (cioè senza controllori di volo) perché destinerebbe l’aeroporto ad un traffico residuale (come avviene ad esempio a Crotone o Pantelleria), con quattro/sei movimenti al giorno: cioè un impianto chiuso ancora prima di aprire, giacché nessuna società di gestione con costi fissi altissimi, si arrischierebbe ad implementare l’esercizio della struttura su un presupposto commerciale assolutamente fallimentare. Quindi appare chiaro – scrive Pippo Digiacomo – che ci sono due pesi e due misure e, in questo contesto, la battaglia per l’aeroporto di Comiso diventa la battaglia per il rilancio del Sud, penalizzato nonostante i continui proclami di rilancio e sviluppo. A questo punto, considerato che a nulla sono valse le proteste finora messe in atto procederemo ad una nuova clamorosa azione – annuncia Digiacomo – con l’occupazione dell’aeroporto internazionale di Fiumicino a Roma sabato 30 giugno, attorno alla quale chiameremo a raccolta tutte le forze politiche, sociali ed economiche di questa parte della Sicilia”.

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