Non era un uomo qualunque. Francesco Antoci era una di quelle persone che pur avendo iniziato nella vita da operaio, usando solo la propria manualità, ha capito subito che per andare avanti e trovare la propria strada bisognava usare soprattutto il cervello, l’intelligenza, cercare con l’ingegno nuove opportunità. Era un uomo e imprenditore che avrebbe ancora da insegnare tanto agli imprenditori di oggi, sfiduciati dalla crisi, determinati a mollare. “Perchè lui non si arrendeva mai”, ha detto il cognato, pastore evangelico a Gela, durante la celebrazione del funerale di Ciccio Antoci, martedì pomeriggio nella chiesa evangelica “Emmanuel” di Ragusa. “Cicciuzzu”, così lo chiamavano gli amici, pur essendo partito da semplice operaio, emigrante in Svizzera, aveva sempre guardato lontano, oltre il presente. Era un lungimirante, come lo sono i migliori imprenditori, che non si affezionano alla contigenza, ma che riescono a vedere quello che il futuro può portare di buono. Questo imprenditore ragusano, scomparso lunedì, con le sue scelte strategiche ha contribuito a fare la storia del polo chimico ibleo. Con la costruzione della fabbrica “Fade” e l’immissione nel mercato di detersivi di nuova generazione, ha dato un’impronta al settore.
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