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18/07/2012 -

Cronaca/

FAMIGLIA TORNA DA PELLEGRINAGGIO NEL FURGONE LA STATUA DI PADRE PIO, FUCILI E MUNIZIONI

Una famiglia di comisani in viaggio di ritorno pare da San Giovanni Rotondo è finita in manette per detenzione di armi e munizioni. Si tratta di nove persone arrestate perchè nel furgone che avevano noleggiato per recarsi in pellegrinaggio, un Fiat Ducato, c’era celato un aresenale: un fucile mitragliatore tipo kalashnikov di produzione cinese con due serbatoi e una carabina semiautomatica “Jager” modello Ap74, con matricola abrasa e quindi arma clandestina, entrambe in ottimo stato e funzionanti, nonchè 39 munizioni e sei bozzoli esplosi sono stati sequestrati dai carabinieri lunedì sera. Un posto di blocco dei militari della stazione di Comiso e della stazione di Chiaramonte Gulfi ha intimato l’alt al furgone a bordo del quale c’erano 9 adulti e quattro bambini. Nel corso della perquisizione del bagagliaio i carabinieri hanno trovato, accanto ad una statua del santo di Pietrelcina, ancora imballata, e insieme alle valige e agli effetti personali delle persone a bordo, anche un borsone contenente le armi e le munizioni. I cinque uomini sono stati tradotti in carcere, mentre le quattro donne sono agli arresti domiciliari; tutti devono rispondere del reato di detenzione e trasporto di armi comuni da sparo e da guerra. In manette il padre, Emanuele Giannì, operaio pregiudicato, il figlio Simone Giannì, incensurato, Giuseppe Guastella pluripregiudicato, Salvatore Servo originario di Palagonia, ma residente a Comiso anche lui pluripregiudicato e Walter Cosentini nato a Catanzaro, ma residente a Vittoria, incensurato. Ai domiciliari la Lucia Corallo, pregiudicata e le figlie, Barbara, Samantha e Miriana tutte e tre incensurate. I carabinieri hanno inviato le armi al Ris per un ulteriore riscontro balistico, cioè affinchè una verifica approfondita possa stabilire se le armi scovate nel furgone siano già state utilizzate. Come è stato sottolineato durante la conferenza stampa che ha illustrato i particolari dell’operazione denominata “Ak-47”, negli ultimi mesi in provincia di Ragusa si sono verificati degli atti intimidatori ai danni di commercianti con colpi esplosi da kalashnikov.

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