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19/09/2012 -

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MARCELLO PERRACCHIO CHIEDE UN MIRACOLO: “Uno spazio teatrale per Ragusa”

Come sempre ironico e gentile. Ma l’ironia di Marcello Perracchio, che rende briosa la lettera che l’attore ragusano, ha inviato al vescovo Paolo Urso, cela, in realtà, una disarmante amarezza, la stessa, che quasi tutti gli attori covano spesso, ben nascosta: sono passati secoli, e la storia è sempre eguale, il teatro e i teatranti, sono costretti ad arrangiarsi, come ai tempi in cui chi recitava, viaggiava sui carrozzoni. Il “grande” Marcello, così lo chiamano molti ragusani facendo riferimento al suo straordinario talento e alla sua stazza, ha scritto in punta di penna una missiva a sua eccellenza, per esprimere la sua delusione. “Delusione che ho accumulato dentro di me pensando che a Ragusa, nonostante mi batta da tanti anni per avere uno spazio teatrale, non è stato ancora possibile ottenerlo”, spiega l’attore. Ma che c’entra il Vescovo di Ragusa con uno spazio teatrale che manca nel capoluogo? “Al vescovo chiedo un “miracolo” e vi spiego perché. La mia missiva faceva riferimento alla bella manifestazione, alla quale ho avuto il piacere di partecipare il 12 settembre scorso, a Modica, che celebrava il centenario della nascita dello scrittore Raffaele Poidomani – afferma Perracchio – e tale manifestazione si è svolta all’interno della chiesa sconsacrata di S. Nicola, gentilmente concessa dalle autorità religiose, dove i beneficiari hanno ricavato un grazioso spazio teatrale di un centinaio di posti. Lascio immaginare l’invidia di noi attori ragusani – scrive Marcello – che da 30 anni chiediamo, invano, uno spazio teatrale”. Nel capoluogo, vi sono tante ex chiese, ormai sconsacrate, vedi l’auditorium San Vincenzo Ferreri, oppure l’auditorium di Santa Teresa, o San Rocco, tutti e tre spazi adatti al teatro. In realtà non è la Diocesi a gestirli ma il Comune di Ragusa, nel caso di Ferreri e San Rocco, mentre l’auditorium di Santa Teresa è utilizzato soprattutto per l’Università. “Le mie richieste si sono scontrate contro la poca sensibilità e le mancate risposte delle autorità politiche locali. Convinto ormai che solo un miracolo – ha scritto Perracchio nella lettera indirizzata al vescovo – possa esaudire il mio sogno e desiderio, mi rivolgo a vostra eccellenza che per miracoli dovrebbe essere il più attrezzato”.

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