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21/09/2012 -

Economia e Finanza/

L’altra faccia della crisi

Nonostante il prezzo del latte al ribasso, i prodotti lattiero caseari segnano una crescita a doppia cifra. Numeri “imponenti” con oltre 2 nilioni e mezzo di fatturato nel 2010, 5 milioni nel 2011 e tre milioni nei primi sei mesi del 2012. Sessanta mila litri di latte al mese lavorato con metà della produzione “riservata” ai trasformati. “La qualità dei prodotti ragusani è stata premiata – dice il presidente della Coop Ragusa Latte, Giovanni Schembari -. Sintomo di un mercato sempre più esigente che punta decisamente sulla bontà e la genuinità. Tra breve, grazie ad un residuo dei finanziamenti del Psr, la struttura sarà ampliata con un capannone aggiuntivo riservato al magazzino”. Accanto a Ragusa latte l’altra cooperativa ragusana, Progetto Natura, ha fatto della produzione e della stagionatura dei formaggi il proprio cavallo di battaglia. “Buona parte dei proventi dei derivati e dei prodotti trasformati – dice ancora Schembari – sono serviti per pagare il disavanzo che si è registrato nella produzione del latte dove, putroppo, registriamo ritardi cronici nel pagamento delle forniture alle grandi industrie di trasformazione presenti nel territorio”. Il prezzo regionale del latte resta un obiettivo da raggiungere. La crisi dell’agricoltura sta travolgendo anche il comparto del latte. Il grido di allarme viene lanciato dalle associazioni agricole e soprattutto dai produttori, ridotti ormai allo stremo. Il prezzo attuale del latte, pari a 37 centesimi al litro, non è più sufficiente a coprire i costi di produzione, trascinati al rialzo dall’aumento dei costi dei carburanti e dagli effetti delle ricadute della siccità estiva sui prezzi dei prodotti di consumo. “Si chiedono quelle garanzie che possono giungere solo da una giusta remunerazione del prezzo del latte – aggiunge Giovanni Schembari – che resta drammaticamente basso per le imprese. Un prezzo medio di 37 centesimi al litro – afferma ancora Schembari – non è sufficiente a garantire l’operatività di quanti operano nel settore zootecnico, gravati da un aumento più che consistente dei costi di produzione. Basti pensare al forte incremento del gasolio agricolo o dei prezzi di farine e mangimi”.

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