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20/11/2012 -

Cronaca/

ASSENTEISMO AL COMUNE DI MODICA, 106 RICHIESTE DI RINVIO A GIUDIZIO

C’era persino chi andava di sera in Municipio, apriva il cancello, e timbrava il proprio cartellino, tra i 106 dipendenti comunali per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per assenteismo. L’indagine è iniziata nel 2009. Sulla base di alcune segnalazioni pervenute, la Procura della Repubblica di Modica aveva avviato una preliminare attività d’indagine, inizialmente affidata al Commissariato di Polizia di Modica e successivamente anche alla Tenenza della Guardia di Finanza. E’ stata così sottoposta a controlli la sede principale del Comune: Palazzo San Domenico. Il personale delle forze di polizia ha constatato “l’uso disinvolto della macchinetta marcatempo da parte di impiegati comunali, i quali attestavano falsamente la loro presenza in ufficio”. In tanti timbravano il cartellino, ma poi si allontanavano per fare altro. C’era chi timbrava anche per altri colleghi. La Procura della Repubblica allora, avvalendosi della collaborazione della Polizia scientifica di Catania, ha predisposto l’installazione di alcune telecamere per osservare stabilmente sia le condotte illecite connesse con l’uso della macchinetta segnatempo, sia i due ingressi al palazzo comunale (via Silvio Pellico e piazza Principe di Napoli). L’attività investigativa (che coinvolgeva un elevato numero di dipendenti comunali in servizio presso Palazzo San Domenico) ha comportato un’enorme mole di lavoro per poliziotti e finanzieri. In tutto 52 Dvd, per 35 giorni complessivi di registrazioni oltre al pedinamento dei dipendenti che si allontanavano arbitrariamente dal posto di lavoro, dopo aver timbrato l’ingresso col badge. Non solo segnavano le ore nelle quali non lavoravano, ma alcuni segnavano anche le ore di straordinario, in orari anche inconsueti. A conclusione delle attività d’indagine, anche al fine di procedere al sequestro di atti e documenti a conferma delle ipotesi di reato emerse a carico degli indagati, la Procura della Repubblica, l’11 maggio 2010, aveva disposto l’accesso presso la struttura dell’Ente per le forze di polizia. Un blitz che confermava quanto “registrato” nei mesi d’indagine. Un dipendente. D.A., aveva alterato l’orologio per segnare entrate ed uscite. Nel corso delle indagini, l’indagato ha spiegato spontaneamente come facesse a manometterlo. C’era chi timbrava e andava al bar, chi passava la mattinata dal barbiere. Un dipendente, addirittura, rimaneva nella sua auto, all’interno del proprio garage, ad ascoltare musica. Chi andava col coniuge a fare visita ad amici e chi andava a trovare i parenti. Un dato impressionante: circa l’85% del personale del palazzo municipale monitorato aveva comportamenti ritenuti illeciti. Il 20 maggio del 2011 la Procura aveva chiesto, per 89 degli odierni indagati, la misura cautelare degli arresti domiciliari, oppure quella interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico servizio ricoperto. Il Gip, però, nel febbraio di quest’anno, aveva respinto la richiesta. Adesso il nuovo provvedimento con le richieste di rinvio a giudizio.

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