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18/03/2013 -

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CRISI IDRICA: RAGUSA COME L’AQUILA DOPO IL TERREMOTO Giochi politici dietro la gestione dell’emergenza

legambienteChiara e vera la posizione di Legambiente sul gravissimo problema dell’acqua destinata ad essere immessa in rete senza il requisito imprescindibile della potabilità. Scrive l’associazione ambientalista: “Si è concluso con un sostanziale e grave nulla di fatto il confronto tra Legambiente ed il commissario del Comune di Ragusa Margherita Rizza. La sensazione è che intorno alla crisi idrica si stia giocando una partita tutta politica, il cui obiettivo primario non è tanto la soluzione dell’emergenza e l’avvio di una nuova stagione nella gestione delle risorse idriche, ma il Potere, in particolare il nuovo Potere a Palazzo di Città. Ragusa si trova in una situazione (con le dovute proporzioni) – scrive Legambiente – simile a quella dell’Aquila post terremoto, in cui probabilmente c’è chi già si sta fregando le mani per l’annunciato arrivo di un milione di euro da spendere (una cifra non indifferente, praticamente ormai in piena campagna elettorale) e dove coloro i quali hanno, in tutto od in parte, la responsabilità politica di questo disastro si ergono adesso a campioni della sua soluzione: ovviamente la più dispendiosa, banale e rischiosa, – dice Legambiente – cioè quella di aprire nuovi pozzi e quindi di sfruttare una falda acquifera già duramente penalizzata. Una sensazione che la Commissaria Rizza ha contribuito ad alimentare in relazione alle richieste di Legambiente. L’elemento dirimente – raccontano gli ambientalisti – è stato la richiesta, fatta più di un mese fa, di un consiglio comunale aperto: un atto dovuto di confronto tra amministrazione, tecnici, enti e città, come luogo privilegiato di dibattito e per l’apertura di una nuova stagione nella gestione idrica, nei fatti fino al momento privatistica (nel senso che viene considerata proprietà privata del Sindaco o Assessore o dirigente di turno) ed omertosa. A seguito di tale richiesta – racconta Legambiente – si è aperto un balletto di scuse e di rimandi, in cui ogni occasione era buona per dilatare e rinviare la decisione, fino alla risposta ufficiale, inviata circa 1 mese dopo la richiesta in cui si nega tale consiglio in quanto “la problematica sollecitata riguarda attività sottoposte ad indagine da parte della locale Procura della Repubblica”. Chiunque può immaginare la difficoltà in cui si è trovata la Commissaria nell’apprendere che la Procura di Ragusa, specificamente consultata da Legambiente, si è mostrata poco o per niente preoccupata da tale Consiglio comunale: è apparso quindi evidente che, dietro le motivazioni formali, – scrive Legambiente – ve ne siano altre sostanziali, e cioè che non si vuole che qualcuno si faccia la campagna elettorale sull’acqua e tramite il consiglio comunale aperto. In pratica ci si preoccupa più di mantenere o di non urtare certi equilibri politici, non sappiamo se per convinzioni personali, per riflesso condizionato o per pressioni non evitabili dall’alto, che di aprire ad una gestione dell’acqua trasparente e partecipata. Altrettanta tattica dilatoria e poco collaborativa è stata mostrata – sostiene Legambiente – nel rispondere alle richieste di dati, documenti ed informazioni. Ci chiediamo: che cosa c’è da nascondere? Quanto ancora dovremo sopportare una tale gestione della cosa pubblica? C’è davvero di che disperarsi – conclude Legambiente – a meno che non ci sia una rivolta di massa della cittadinanza contro una simile gestione del Potere: ma c’è da aspettarselo da una comunità che si è fatta in questi anni così facilmente abbagliare da rotatorie, parcheggi e quant’altro?”.

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