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28/03/2013 -

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NELLO DIPASQUALE E GIOVANNI COSENTINI: DALLA GROSSA COALIZIONE ALLA RITIRATA

nello e cosentiniL’unica certezza di queste ore è il sicuro rimpianto che sentirà Nello Dipasquale per la anarchia di Forza Italia e di quel partito delle libertà abbandonato per divenire deputato. Per la prima volta, dopo anni di dominio politico incontrastato, il suo ego si è dovuto adattare al confronto, accettarlo e poi subirlo, ed uscire piegato dalla riunione regionale con i vertici del centrosinistra. La corsa folle di Territorio, il lancio di Cosentini, gli accordi già chiusi con la sua cricca dei soliti noti affaristi, il patto con Nino Minardo, la promessa della vicesindacatura a Giovanni Occhipinti, la fissità nel trattare Ragusa ed i ragusani come preda facile, trattabile, sensibile ad ogni tipo di illusionismo, si sono schiantati, a Palermo, di fronte ad un ostacolo che Dipasquale non aveva mai messo in conto: le regole. Poche, semplici, chiare: rispettare la cornice che regge il governo regionale e distinguersi dal Pdl, ossia presentarsi all’elettorato con le tre sigle, Megafono, Udc, Partito democratico, e scegliere il candidato attraverso le primarie. Ha lottato Dipasquale per divincolarsi, tuttavia alla fine ha dovuto accettare con una stretta di mano il percorso di coerenza individuato che porta al ritiro della candidatura di Cosentini da sottoporre poi alla competizione delle primarie di coalizione. Non è scontato che l’intesa o meglio la resa di Nello Dipasquale sfoci nella ritirata di Cosentini; sono molteplici le scappatoie per sottrarsi all’accordo di Palermo; all’ex sindaco onorevole basterebbe riferire che Cosentini non si schioda neanche se Crocetta con la sua splendida dentatura gli strappa tutti i cartelloni. La maggioranza di centrosinistra ha però messo fine alla bugia sull’onnipotenza del deputato che proprio perché vincolato, suo malgrado, (ricordiamoci che la formazione del gruppo Territorio all’Ars è durata l’espace d’un matin) alla lista Megafono, non può più permettersi di giocare con la sua destra, che ancora lo riconosce come punto valido di riferimento nella gestione di un sistema di potere servile e connivente che ha annientato la dignità e le speranze della piccola Ragusa. Sentire, l’altro ieri, dall’amico Mario Papa, il candidato Giovanni Cosentini che incitava al trasversalismo, alla grossa coalizione, tratteggiando la città come una comunità che niente ha da invidiare alle tante e graziose città europee, non è stato irritante, solo patetico. I due, Dipasquale e ora Cosentini, sono talmente lontani ed estranei dalle idealità e dal parlare del centrosinistra che tirano fuori solo ciò che li fa sentire maggiormente puliti e a posto nel loro opportunistico trasloco, ossia quel “non c’è più destra nè sinistra”, che rincuora i qualunquisti, che spiana le differenze, che giustifica ogni sorta di ambiguità e nostalgia. Nello Dipasquale l’accordo con il Pdl l’aveva non solo chiuso, era andato oltre: aveva garantito che la maggioranza che governa la Regione lo avrebbe accettato senza battere ciglio, forte della sua costante frequentazione con le segreterie regionali che lo accredita, nonostante il suo passato, come un riferimento qui in periferia. Dipasquale era convinto che nessuno potesse mandare a gambe per aria il suo progetto; era certo di spiazzare tutti e di prendersi, per sfinimento e consunzione, molte delle altre sigle di partito. Era, fra l’altro, un’operazione che faceva il paio con la spaccatura – irrilevante nelle quantità ma ben gonfiata nella comunicazione – in atto nel Partito democratico locale architettata da Gianni Battaglia. Ed infatti sino a qualche ora fa sia il Pd che il Pdl apparivano stremati, confusi, incapaci di risolversi e forse destinati a confluire spinti da invisibili e percepibili entità verso il primo attore, o meglio verso il burattinaio di tanto caos. Di botto la macchina perfetta di Dipasquale lo ha lasciato col culo per terra: crollati gli sportelli, parafanghi a terra, e motore in fumo. Va dato atto a Giovanni Mauro del suo nobile contributo: un colpo di genio il sì a Mallia, che è risuonato nel Pdl come un gancio da ko. Minardo, Mallia, Occhipinti, sono stati costretti ad uscire allo scoperto, senza più riuscire a contenere il patto, non più segreto, di grassissima coalizione; ed è stata proprio questa verità non più celabile che ha indotto il Pd regionale a piantare i paletti di identificazione e la tabella di vietato accesso al Pdl, in conformità con la linea di Bersani. Sono ore difficilissime e nervose per Nello Dipasquale. Cosentini tratta con il Pdl affinchè questo rinunci al simbolo e si proponga sotto false spoglie, con la solita lista civica di convenienza, ma questo sotterfugio non garantisce la vicesindacatura ad Occhipinti perché squadre e programmi in caso di primarie sono da azzerare e riformulare in base a quella cornice, Pd, Megafono, Udc. Un successo irto di pericoli e colmo di amarezze, per Calabrese, l’annuncio di ritirata di Cosentini che, dalle notizie che circolano in queste ore, non sembra propenso alla sfida delle primarie. Difficile portare quell’elettorato a votare due volte; e comunque, nel caso Cosentini accettasse, la partita sarebbe aperta, fermo restando l’assurdità della condizione in cui versa il Pd costretto a misurarsi con quel che è ancora visceralmente il fiorfiore della destra berlusconiana qualsiasi nuova strada o nome essa abbia imboccato. Questo è il risultato della virata a sinistra di Nello Dipasquale, questo è lo sporco sentiero che si deve attraversare col pugnale tra i denti. Cosa farà dunque Cosentini? Si sa che è uomo docile, e obbedirà a quel che gli comanderà Dipasquale. E tutti gli altri? Sulla carta il candidato di Grillo si rafforza perché le tortuosità di questo pasticciaccio che è la maggioranza regionale eccitano gli animi dei 5 stelle che mietono consensi. La sinistra radicale è anch’essa soddisfatta, per la serie “l’avevamo detto che sono una cosa sola”. Il Pd s’è presa una bella soddisfazione per la lezione data al nuovo arrivato. In stato di angoscia: Occhipinti e Minardo. Barone come sempre felice. Battaglia corrucciato. Mauro godurioso con un velo di ansia. Antoci nelle mani di Dio. Sonia Migliore garrula. Iacono e Platania in adorazione di se stessi perchè hanno sempre ragione. Quelli che fanno pena sono Dipasquale e Cosentini: gli sembrava facile fare i comunisti!

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