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23/04/2013 -

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TRAVASO DA TERRITORIO A MEGAFONO

crocettaChe serve attribuirsi sigle vuote? La presa di Megafono tesa a sfoggiare contiguità e unione con Crocetta ha costretto Nello Dipasquale a riempire di una qualche concretezza (non parliamo di idealità di sinistra, sarebbe osceno quando gli uomini in campo sono, fra gli altri, Mario Chiavola e Sasà Cintolo) il simbolo. E così spunta la versione ragusana della tromba, una trasfusione corporea per dare vita alla lista. Aderiscono al Megafono 9 consiglieri comunali: oltre i due su citati, abbiamo Giuseppe Di Noia, Titì La Rosa, Emanuele Distefano, Mario Galfo, Massimo Occhipinti, Giorgio Firrincieli, Vincenzo Licitra. Simpaticamente un ex dirigente di Megafono andato via per incompatibilità con il vissuto politico di Cosentini e la sua formazione cuffariana ha paragonato il travaso dei 9 ai cannoni di Mussolini, sempre gli stessi che giravano per il Paese, spostati per ammaliare le masse. Crocetta però sarà contento. Non va per il sottile – l’abbiamo ammirato quando si incaponì nel prendersi Dipasquale – e soprattutto cambia posizione alla velocità del suono. Come hanno riferito grandi cronisti è stato il vero mattatore della tre giorni drammatica vissuta a Montecitorio: garrulo e giulivo, non capiva – o se ne sbatteva – del fatto che il suo partito si stava disfacendo. Nella prima intervista era eccitatissimo nel dare il “colpo” ai grillini che – testualmente – “avevano tirato troppo la corda” ossia era soddisfatto della scelta Marini; poi quando non è andata in porto quell’operazione è passato dalle larghe intese alla sinistra versione giovane turco dicendo che non si era capita la necessità del cambiamento. Il giorno appresso quando è stato silurato Prodi segnalava i traditori, e ridacchiando (il momento era terribile per tutta la sinistra italiana, e Crocetta, comunque, manteneva, beato lui, la forza di scherzare) faceva intendere che erano stati i renziani e i dalemiani. L’indomani mattina – sempre Crocetta – era in prima fila a pregare Napolitano a rimanere invocando l’urgenza dell’accordo con il Pdl, ipotesi fra l’altro oggetto, in aula, di un cordiale scambio di battute sulla situazione siciliana con lo stesso Berlusconi. Ora chissà per chi è, e con chi è il nostro Crocetta. Si butta su Amato, su Letta, dichiara che Renzi va benissimo? Vedremo. Considerate queste capacità di adattamento, crediamo che il governatore di Sicilia sia di bocca buona, gli va bene tutto e quindi anche il nuovo Megafono ragusano. D’altronde che ci si può dire a Titì La Rosa? Sembra nato per fare la rivoluzione.

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