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13/06/2013 -

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IL DUBBIO DI COSENTINI, E LA RABBIA DI CALABRESE

Caruso, Cosentini, Giusto, CalabreseLa matrigna di Biancaneve impazziva quando interrogava lo specchio delle sue brame per sapere chi era la più bella del reame. Immediata la risposta, immediata la presa di coscienza e il conseguente inasprimento della malvagità. Non ha imparato granchè Giovanni Cosentini da questa favola, è rimasto in uno stato di confusa fanciullezza, non vuole prendere consapevolezza del proprio stato. Immaginiamo la sua prima notte dopo il voto, solo, al buio, a chiedersi con ritmo ossessivo ed inconcludente: “sono io che non piaccio o è Nello Dipasquale ca mi futtìu? “. E’ un dubbio lacerante che fa oscillare il candidato sindaco tra la disistima e l’amarezza per il tradimento, senza via d’uscita. Ha preso, Cosentini, 7473 voti in meno delle sue liste. Il primo turno è stato un referendum anti Cosentini; infatti tutti gli altri candidati sono andati ad un passo dal ballottaggio e solo una manciata di voti ha stabilito che dovesse essere Federico Piccitto il rappresentante della protesta – non quella grillina che fa storcere il naso a molti che ancora sperano in un ravvedimento costruttivo dell’attuale classe dirigente – ma quella massiva, popolare, che attraversa l’intera città. Lo sapeva Dipasquale che Cosentini non “penetrava” nell’elettorato? Come no! Lo sapeva eccome, ammetterlo, però, sarebbe equivalso a una dichiarazione di colpevolezza. Non difendere Cosentini, non avere alcun “erede” all’altezza, – gli altri due a cui aveva promesso lo scettro erano Barone e Sonia Migliore – avrebbe svelato la perniciosità dei sette anni di governo che hanno mortificato i sentimenti sociali dei ragusani rendendo grande solo l’ex sindaco, qualche costruttore, qualche ditta, qualche fortunato servitore, e lasciando poi un vuoto assoluto. Il tempismo di Nello Dipasquale nel tagliare la corda, rifugiarsi sotto Crocetta, sistemarsi a Palermo, e lasciare il povero Cosentini prigioniero dell’incantamento, è stato veramente mirabile. Un colpo da maestro, da fare invidia a Clooney in Ocean eleven. Vabbè, Cosentini è rimasto con tanto di naso, ma Calabrese che era “tantu spertu” come ci è cascato? Almeno Cosentini nell’atroce dubbio mantiene una certa eleganza, mentre Calabrese è inselvaggito. La seconda parte dell’amletico dubbio che si pone Cosentini ossia “ma che fa mi futtìu, Dipasquale?” per Calabrese in pochi istanti, dopo il risultato, è divenuto certezza. E più si sente fottuto – soprattutto da se stesso che come un allocco ci è caduto – più si infuria. In tutta la Sicilia, persino a Messina, covo storico di fascisti, vince il Pd, ma quando è Pd o similari, no il pacco preparato dall’onorevole! Poteva vincere da protagonista, Calabrese, e ora rischia di perdere da comprimario. E con chi se la prende il segretario del Pd? Anche qui reazioni fanciullesce, più si ha torto e più ci si incaponisce, trattenendo lacrime di rabbia e sentendo le braccia e le gambe pronte a scalpitare. Se la prende con i compagni di partito che avevano votato contro l’accordo e che guarda caso sono stati i più votati, Giorgio Massari e Mario D’Asta, accusati di non aver fatto votare Cosentini. La sera del risultato – Via Natalelli angolo Via Roma primo piano, Pd, – le “voci” si sentivano dal ponte. Calabrese con giacchetta blu su fasciatissimo pantalone a righe da Grande Gatsby, si è scaraventato su Massari accusandolo di indegnità di ogni genere e solo per un soffio non si è arrivati alle mani. Roba degna dei migliori anni “preonorevolato” di Nello Dipasquale che non ha mai temuto di attaccare briga, addirittura vantandosene. Povero Calabrese, sarà costretto, dalla rabbia, a divenire più realista del re, e con un groppo in gola griderà che Cosentini è il migliore. Povero Calabrese, quante conseguenze per le cattive frequentazioni!

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