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13/06/2013 -

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LA GRANDE AMMUCCHIATA DI COSENTINI: ARRIVA IL PDL

AMMUCCHIATA 1Che umiliazione per il partito democratico dovere difendere ad ogni costo la squallida alleanza che ritorna intatta. Ora Dipasquale fa sul serio e mette in campo – da quelle parti si è sempre detto così – Ciccio Barone con un accordo scritto traducibile in poltrona e stipendio, e persino Salvo Mallia dirigente del PdL che si dichiara della partita, e poi, gran finale, tutto il PdL di Nino Minardo. Il mascheramento del passaggio a sinistra è durato nove mesi – da ottobre, elezioni regionali, a giugno – ed ha consentito alla vecchia banda di ottenere un posto all’Ars e il lasciapassare del Pd. Calabrese è stato usato come specchietto per le allodole per mettere in piedi l’inganno, ma non ci sono scusanti politiche per un dirigente che si presta – in cambio della vicesindacatura – a svendere la dignità di un partito. Come si è sempre saputo e come ha ammesso “confidenzialmente” lo stesso Cosentini, i pezzi da 90 del PdL, ossia Mallia, Linguanti, Occhipinti, erano con lui. Il marchingegno studiato dall’onorevole era semplice: presentarsi in prima battuta esponendo il quadro immacolato di Crocetta benedetto dal Pd, poi, una volta intrappolati i babbei, tirar fuori la sua destra, quella autentica, quella che se ne intende. L’immagine è lugubremente buffa: Barone che con il suo linguaggio a rotta di collo aveva rimbecillito i suoi boys, trascinandosi dietro Vittorio Sgarbi, e assicurando che fior di sondaggi lo davano al secondo posto e che sarebbe arrivato al ballottaggio, ora si ritrova, come sempre, ad elemosinare il posticino. C’è una uniforme cupezza attorno a Cosentini, quasi un’assurda allucinazione con maschere grottesche che si animano e soggetti da incubo che si protendono ad occupare la città devastata. Ma Ragusa ormai sa chi è Cosentini, chi è Dipasquale, chi è Barone, chi è Calabrese, chi è Mallia che ha tradito Antoci, cos’è il Pdlàe la storiella dell’antipolitica, della emergenza che grida esperienza non servirà a convincere gli elettori sulla bontà dell’operazione. Diffidiamo dei loro proclami. Ci vogliono trascinare dentro una narrazione falsa della città, in cui la loro presenza è ineluttabile e coincidente con la prosperità. Ma non esiste prosperità quando c’è iniquità, diseguaglianza, immoralità e le loro fantasie di prosperità giungono solo a soddisfare il progresso individuale di pochi personaggi del loro giro. Come non ci si può irritare sentendo un Ciccio Barone che prospetta un futuro buio qualora Federico Piccitto vinca? Ciccio Barone che è il portatore, l’incarnazione dell’antipolitica, perché per lui la polis forse è il nome di un baretto o di una discoteca, che si erge a statista? Chi è l’Alcide De Gasperi degli Iblei, Barone? Qui non vagheggiamo uno stucchevole futuro egualitario, non pensiamo alla città ideale. Ma arginare il peggio è il primo nostro dovere. Federico Piccitto fa parte del movimento 5 stelle come migliaia di altri giovani che nati e cresciuti nel benessere materiale e nello sfaldamento valoriale hanno scelto di dire no a tutto questo. Piccitto e gli altri ragazzi che non conoscevamo sino all’altro ieri, ci sono però, e grondano idee socialdemocratiche ispirate a modelli scandinavi che mediano e legano diritti e liberismo, e sono sino ad oggi i modelli migliori inventati dall’uomo per miscelare i desideri individuali con i bisogni collettivi. Questo esprime Federico Piccitto e tutti i ragusani che da Partecipiamo a Città vogliono mandare a casa Cosentini che ha contribuito da vicesindaco a sgovernare Ragusa producendo cinismo e disperazione. Per fortuna ci sono giovani che hanno resistito a questo lavaggio dei cervelli, e l’intuizione che il disastro aumenterà deve spingerci ad agire. La sfida del rinnovamento politico è troppo importante e vitale e non ci si può più affidare a yesman ed a marchettari professionisti. L’inclinazione a discordare, rigettare e dissentire è propria dei giovani, ed è per questo che Federico Piccitto è la nuova linfa, quella dei giovani pieni di intelligenza, di forza, di curiosità, che sono gli unici in grado di pensare e organizzare una società aperta. Nello Dipasquale e Cosentini pretendono la democrazia del consenso permanente, ed è questo che ha distrutto la democrazia della nostra comunità; punteranno sull’assuefazione e sull’idiozia che ci rendono deboli, e con i volti segnati da gravità e scuotendo il capo come grandi saggi ci diranno che le 5 stelle sono un pericolo. L’unico pericolo, per Cosentini, è che i ragusani si risveglino e che puntino su Piccitto che ha deciso di non rassegnarsi e di cambiare le cose.

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