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14/06/2013 -

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LA MALA ORA DI COSENTINI, E L’ANTIPOLITICA DEL PD

Ragusa-Ponti2“Quell’immobile vita non aveva proprio nulla di pacifico, era l’immobilità di una forza implacabile che covava un imperscrutabile disegno”. Sì, come in Cuore di tenebra, queste giornate prima del ballottaggio, in attesa del destino finale, scorrono, a Ragusa, con la paziente immensità dello stupore. Cosentini conta e riconta il suo bottino, ma avvampa e rabbrividisce sentendo ovunque la presenza del giovane competitore, Federico Piccitto. Come in una febbre malarica, non si distinguono i volti di chi sta intorno al sofferente. Il PdL che si era precipitato dal vecchio alleato, ha odorato qualcosa, e si è retratto con formula educata più che ambigua. E così l’avvocato Assenza irrompe con nettezza ricordando che oltre alla libertà di coscienza, gli elettori del Pdl dovranno riconoscere la malapolitica. E’ questa la nuova linea di confine tracciata dalle circostanze: malapolitica o cambiamento. No, non era preparato Cosentini a questa svolta. La loro Ragusa che si fa rigirare come una pupa di pezza, e, strattonata, volge sempre il musetto ben truccato e compiacente al padrone, non è città d’agguati. Cosa è accaduto, dove si è schiantato il rassicurante conformismo? Nella malapolitica: una specie di troppo pieno. Una volta raggiunto questo limite, le reazioni sono incontrollabili. La moderata Ragusa poteva reggere un clientelismo di prossimità, bonario e diffuso, non la spudoratezza. Tanti gli esempi della tracimazione: centinaia di atti di compravendita stilati qualche ora prima della trasformazione dei terreni da agricoli e edificabili, il massacro del paesaggio, i rifiuti gestiti con noncuranza medievale con il gestore che incassava cifre da capogiro non dovute, l’acqua inquinata per incuria, superficialità, omertà e sempre con la stessa ditta premiata con proroghe e silenzià Per non parlare dello stile di vita che ha fatto di Dipasquale il Formigoni degli iblei; un viaggio continuo che ha convinto il sostituto Cosentini – costretto a indossare più e più volte per assenza del titolare la fascia tricolore – sulla inevitabilità della successione. E più la comunità era offesa e disturbata, più lo scollamento tra la malapolitica ed i cittadini cresceva e così il giudizio schifato e impotente. Ma c’è una cosa che più delle altre, più dei volgari affari della cricca, traccia il distacco tra classe politica e governati: la salute. Da anni Ragusa, un capoluogo, ha un ospedale che non offre garanzie di tempestive e idonee cure in chirurgia, per scandali, inchieste, trasferimenti, vuoti di personale medico, ma l’ex sindaco ha sempre ignorato quanto queste carenze e difficoltà incidessero nella vita della comunità. Questa mancanza di intervento su una questione importantissima è il simbolo della inviolabilità fra i poteri. Nello Dipasquale e Cosentini mettono i cartelloni per dire no all’elettrodotto, una battaglia di retroguardia paragonabile al no alle trasfusioni di sangue, e non dicono una parola sul rischio continuo per un reparto di chirurgia non degno di un capoluogo. Le mani sulla città riguardano cemento, appalti, assunzioni, non toccano i temi collettivi. Altre mani se ne devono occupare, nonostante la legge dica che un sindaco è il primo responsabile per la salute dei cittadini. Quando Calabrese del Pd tenta di stordire gli elettori brandendo il fantasma dell’antipolitica, volutamente dimentica che il governo che vuole sostenere si regge – e infatti Cosentini sin dall’inizio della sua lunghissima campagna elettorale ha dichiarato la continuità con il passato dipasqualiano – sulla trascuratezza per i beni collettivi. Federico Piccitto e tutti gli altri che lo sostengono vogliono sovvertire l’azione di governo: non più lobby e corporazioni al centro del governo, solo gli interessi prevalenti dell’intera comunità. Il Pd per sette anni ha denunciato questo sistema, poi è prevalsa una forma di stanchezza umanamente comprensibile – è duro resistere all’ingiustizia e all’isolamento – ma questa resa è politicamente inaccettabile perché nulla muta nel passaggio Dipasquale – Cosentini. La vera antipolitica è proprio la stanchezza che ha colpito il partito democratico, un sentimento di rabbiosa rinuncia e di accaparramento di posizioni individuali. Federico Piccitto e tutti gli altri che lo sostengono sono diversi, vogliono cacciarla la malapolitica. Ancora Conrad in Cuore di tenebra: “L’aria era calda, spessa, pesante, torbida… ippopotami e alligatori prendono il sole fianco a fianco su argentei banchi di sabbia”.

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