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04/07/2013 -

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ARTICOLO DI TELE NOVA DEL 22 GENNAIO 2008

porto marinaDAL PORTO TURISTICO ALLA CAMPERIA, ECCO L’ALTRA STORIA

Non sempre i fatti della politica rispondono a logiche e strategie studiate a tavolino perchè anche in questo campo il caso si intreccia ed a volte sconvolge i progetti umani. Rifiutare, però, letture diverse da quelle proposte quotidianamente dagli organi ufficiali di governo e dalla stampa costretta ad inseguire, ed a fatica, la produzione industriale di comunicazione è un male perchè analisi diverse dal semplice accadimento possono illuminarci sulle cause che determinano la realtà. Così abbiamo deciso di raccontarvi un’altra storia che può fare capire alla comunità la distanza tra quel che i cittadini devono sapere e ciò che non viene loro detto. Mentre i ragusani si dividevano tra sostenitori della vecchia Camperia e favorevoli, invece, alla demolizione, proprio in quei giorni esplodeva un altro bubbone: il prezzo del canone sulla concessione demaniale ancora non ottenuta dalla Tecnis società che sta costruendo il porto di Marina. In apparenza non esiste collegamento tra le due questioni se non una distanza spaziale minima tra i due siti. Ed è qui che si inserisce l’altra storia che ha come protagonisti il sindaco Nello Dipasquale e la Tecnis. Il porto di Marina è frutto di un progetto di finanza, una collaborazione tra pubblico e privato. Il costo complessivo dell’opera è di 62 milioni di euro: 34 li mette il Comune attraverso un finanziamento ottenuto dalla Regione che a sua volta li ottiene dalla Comunità Europea, la rimanente parte, 28 milioni di euro, spetta alla Tecnis la quale dopo la costruzione dell’opera la gestirà per 60 anni. La Tecnis è una ditta specializzata in opere pubbliche e non ha una competenza specifica in gestione portuale. Qualche tempo addietro la ditta inizia a muoversi per vendere la concessione ad altra azienda non volendo impelagarsi in un settore difficile come la gestione di un porto. La ricerca pare non dia esito positivo. Nel frattempo i lavori continuano e la Tecnis, com’è normale, emette fatture al Comune di Ragusa per un importo di circa 55 milioni di euro. Il Comune di Ragusa ne liquida la metà, ossia 27 milioni di euro. Ricordiamoci che a quota 34 il Comune si ferma. Mancano pochi mesi alla consegna dei lavori prevista a giugno 2008 e la Tecnis fa i suoi conti interni. Lo “sbilancio” dell’azienda, chiaramente riservatissimo, sembra che ammonti nell’operazione porto a soli 5 milioni di euro. La Tecnis non vuole rischiare oltre ed anzi spera di guadagnarci qualche euro. Ne basterebbero tra 35 a 50, milioni di euro, (questa la cifra proposta agli ipotetici nuovi acquirenti) ed il porto di Ragusa si rivelerebbe un buon affare. Non trovando gli acquirenti disposti ad investire questa mole di danaro per un porto tutto da inventare, che appare poco redditizio e che non è appetibile per un’impresa di cantieristica, la Tecnis la quale non vuole rischiare sulla gestione comprende che la struttura portuale, al momento, e chissà per quanto tempo, è solo quel che appare: una enorme pozzanghera d’acqua salata, o, se vi piace di più, una meravigliosa piscina sul Mediterraneo. Al sindaco Nello Dipasquale scatta il panico. Tutta la propaganda sullo sviluppo turistico, sui mille velieri che sognano di attraccare a Marina, possono implodere dentro la pozzanghera dell’ex scalo trapanese. Serve un’alternativa. Si intravedono tre strade. Permane quella della vendita, ma per vendere occorre che la ditta subentrante creda nella bontà dell’investimento e, guarda caso, un canone da 160 mila euro l’anno per 60 anni non è roba trascurabile. A tal proposito sorge immediata la domanda: in base a quali calcoli il Comune aveva stabilito un canone così basso e conveniente di 50 mila euro l’anno che ora la Regione pare non voglia accettare? Ed ora le altre due strade. Rassegnarsi a gestire il porto. Non avendo alcuna figura professionale capace a gestire un porto, la Tecnis invia un suo tecnico 15 giorni addietro a Punta Ala, in Toscana, per apprendere qualcosa in materia. Terza strada. Continuare a costruire, l’unica cosa che la Tecnis sa fare bene, costruire anche con effetti speciali, modificando moli aggiungendo passarelle, ipotizzando percorsi sino al braccio di ingresso del porto pieni di negozi scintillanti, insomma ridisegnare Marina in funzione della grande opera con un lungomare che arrivi sin dentro il porto. Questa strada si chiama variante. E la Camperia che c’entra? Era forse il modo, certamente il più teatrale ed anche il più pericoloso alla luce della denuncia della Soprintendenza, per iniziare a far penetrare nei cittadini il valore di un progetto di modifica dei due lungomare da collegare; era la demolizione che preparava il terreno a camuffare il fallimento sul porto che Nello Dipasquale non può ammettere, costi quel che costi. Ora alcune domande. Perchè la Tecnis non ha ottenuto la concessione se nell’accordo di programma per la realizzazione del porto turistico all’articolo 5 si dice che la concessione sarebbe stata rilasciata dopo 60 giorni dalla conclusione dell’iter istruttorio? Perchè il 24 ottobre del 2006 il sindaco si incontra con l’assessore regionale per ottenere il rilascio della concessione dichiarando che entro una settimana si poteva sbloccare la questione, e poi per un anno e tre mesi cala il silenzio? Se la voce dello sbilancio riservatissimo della Tecnis di 5 milioni di euro è vera, come ha funzionato questo progetto di finanza, qual è l’apporto del privato? Chi e come ha stabilito che il canone demaniale fosse fissato in 50 mila euro annui? Sappiamo che il sindaco è a Palermo per incontrare Cuffaro e soci e quindi anche per trovare una soluzione sulla concessione prima che il suo prestigio e le favole sul turismo affondino miseramente dentro l’azzurra pozzanghera del porto di Marina.

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