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04/07/2013 -

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ARTICOLO DI TELE NOVA DELL’11 DICEMBRE 2008

porto marina 2NELLO DIPASQUALE E LO SPECCHIO D’ACQUA

C’è chi ancora rimpiange la bellissima spiaggia dello Scalo Trapanese e non comprende come in un posto dove storicamente si è fatto il bagno, si sia potuta violentare la natura, recintare il mare, allungare la battigia, pietrificare la scogliere; ma le grandi idee di sviluppo sono più contagiose del colera ed hanno attraversato la nostra Ragusa facendo invaghire i sindaci, da Antoci a Chessari. Quest’ultimo poi, il Dipasquale, su questo porto sbava. Miliardari, yacht, belle donne che abbandonano Montecarlo e si tuffano a Marina, e poi lasciano la barca e ripartono in aereo da Comiso e poi tornano e si spintonano per accaparrarsi le nostre casette a prezzi vertiginosi. E siamo tutti ricchi, e siamo la porta del Mediterraneo, e non siamo più massari che puzzano di vacca, e la piccola e media impresa collassata diventa turismo e non siamo più in culo al mondo, e la strada per Catania ce la lastrichiamo d’oro, con tutti i soldi che girano. E’ questa la grande Ragusa; perché privarsi di una bugia così innocua e bene infiocchettata? Il porto è quasi pronto. L’abbiamo costruito noi contribuenti, in questo caso in veste di cittadini europei. E’ l’unica cosa vera della immensa balla: infatti, i soldi, quelli in uscita, sono anche nostri. Il porto sulla carta costa 70 milioni di euro, una cifra esagerata assai. I progetti di finanza funzionano così: con la fregatura. Il privato dice di metterci metà del danaro, poi, invece, li esce tutti il pubblico poiché per realizzare i progetti basta ed avanza la quota pubblica, che copre tutto, e così il privato rischia poco e niente. Il porto di Marina è quasi pronto. E’ costato 40 milioni di euro. Può contenere 800 barche, si e no. La società Tecnis, e la sua nuova creatura, Società Porto Turistico Marina di Ragusa spa, ha provato con tutta se stessa a disfarsi di questa ottava meraviglia del mondo e non ha trovato un cane che volesse prendersi la gestione, ed ora deve fare funzionare la giostra. L’abbiamo già raccontato dalle nostre pagine. Sono scattati gli effetti speciali, ossia le varianti: banchine piene di negozi, prolungamenti della passeggiata a mare. Altro denaro messo in circolazione a beneficio dei pochi che fanno affari, e ritorni per la comunità: zero. Miliardi che servono ad allontanare l’incubo del vuoto. Nel frattempo il sindaco segue la Tecnis e sua derivata come se fosse un loro dipendente. E’ andato al salone della Nautica a Genova, ad ottobre, insieme alla ditta, per vendere i posti barca. Guarda caso, neanche un articolo sul giornale con la classica foto ( i fallimenti rientrano nella privacy). Non ne hanno venduto uno, di posti barca. Si dirà che i genovesi sono tirchi. La verità è un’altra. I prezzi erano altissimi forse perché la Tecnis pensava che i diportisti, tutti fessi, pur di prenotarsi un posto al sole nella lontana Marina, sganciassero i piccioli e così la ditta incassava liquidi e per un po’ di tempo si tirava a campare. Ora siamo al capolinea. Il porto è quasi pronto. Nello Dipasquale tenta di correre ai ripari. Lo fa com’è sua abitudine fare. Privilegiando l’apparenza e la sua immagine di re, stavolta del mare. Giovedì ha diffuso un comunicato stampa annunciando l’ultimo dei suoi trionfi: aver convinto la Società del porto ad abbassare le tariffe di ormeggio. Vero, però falso. Ci spieghiamo con i numeri. Dipasquale dichiara che le tariffe avranno un taglio del 20%. Non si tratta né di una vittoria conquistata dal buon politico e strappata alla società, né di un regalo ai naviganti. I prezzi veri già c’erano e sono quelli individuati dal bando di gara che la società inspiegabilmente aveva alzato, e di parecchio. Facciamo qualche esempio. Nel tariffario degli ormeggi della società del porto una barca di 15 metri per un ormeggio annuale paga 7.880 euro. Con il ribasso del 20% si arriva a 6130. Bene. Peccato che il tariffario di gara già prevedeva questo prezzo, anzi qualcosa in meno. Questo procedimento è stata effettuato per tutti i tipi di imbarcazioni sempre con lo stesso risultato, allineamento con arrotondamento in eccesso. Di promozionale non c’è nulla. Promozionale, ad esempio, sarebbe stato tenere i prezzi come quelli dei porti a noi vicini, pensiamo a Marina di Riposto fra Catania e Taormina, dove una barca di 15 metri, molto diffusa, paga per un anno 5.600, mentre da noi era previsto 7880 euro, ed oggi, con il “ribasso” 6130 euro. Passiamo alle tariffe giornaliere. A Marina si pagherà, per un transito di un giorno, 102 euro; a Marina di Riposto 60 euro, sempre per la barca di 15 metri. Ed ora le cessioni, ovvero l’acquisto di un posto barca. Paragoniamolo al prezzo di un altro porto, Licata. Per trent’anni il costo, sempre per una barca di 15 metri, è di 92 mila euro; a Marina di Ragusa 105 mila. Concludendo. Il sindaco non ha né sostenuto, né ottenuto, alcuna tariffa promozionale. Questo porto è destinato a rimanere vuoto se non si scende dai sogni e dalle nuvole. Pochissimi ragusani sposteranno la loro barca da Pozzallo, dove pagano solo 2500 euro l’anno, a Marina per pagare di più. Nello Dipasquale deve scegliere, a questo punto, se continuare nel bluff o se ripartire con realismo, anche se minimalista: agevolare i diportisti locali, gli unici con le loro 350 barche che possono riempire il porto, creare condizioni di sviluppo per la marineria locale, inesistente, finire di raccontare la balla del traghetto per Malta che potrebbe partire da Ragusa poichè i nostri fondali sono troppo bassi e la nave che attualmente compie il tragitto non può entrare nel porto di Marina. Le fantastiche e fantasiose avventure non sono sopportabili quando è sempre la comunità a pagare un prezzo altissimo per inseguire la favola di una piscina destinata ciclicamente ad insabbiarsi e posizionata lontano da tutte le rotte naturali del Mediterraneo. Cala Trinchetto, gridavano i bambini ad un simpatico marinaio della pubblicità. Al sindaco, invece, chiediamo di specchiarsi un attimo nelle acque del porto per vedere cosa vede riflesso: l’uomo di mare o un sindaco sempre dalla parte delle grandi ditte?

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