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04/06/2014 -

Salute/

SUPEREROI DI CARTAPESTA

GIOVANIChe i giovani stanno male lo sanno tutti ma nessuno interviene fino a quando questo malessere sfonda le porta di casa e diventa manifesto con la portata di un  terremoto. Fiumi senza argini, questo ho sempre ritenuto che siano molti giovani, che non ricongiungeranno mai la loro acqua al mare perché, non essendo arginati, straripano ed allagano tutto e tutti. Vedere tanti ragazzini tutti belli, pimpanti ed imbronciati accuditi e riveriti come fossero dei piccoli budda da genitori disarmati ed alcune volte evaporati, mi sembra un quadro preoccupante e scoraggiante che è la diretta testimonianza del fallimento di un approccio educativo basato sulla paura di chissà cosa può accadere a questi figli che  consideriamo, sbagliando, deboli ed incapaci. Vi siete mai chiesti perché non c’è più un ragazzino che ha le ginocchia sbucciate e pieni di croste tipiche di quell’età che è l’inizio dell’età dell’autonomia sociale? Nessuno più porta i segni del coraggio di rischiare, di andare oltre il consentito, di allontanarsi da genitori chioccia ed apprensivi; i cuozzuli, come anticamente si chiamavano le croste alle ginocchia, rappresentavano tutto questo e i luoghi dove venivano consumate questi riti, le piazza, i crocicchi, le vie della città,  erano i luoghi della crescita  e della verifica della propria autonomia, della stima in se stessi, della consapevolezza del proprio valore. Tutti  temi che oggi sono profondamente messi in discussione nelle dipendenze che sono le “malattie” del nuovo millennio. Nessun ragazzino avrà più questi luoghi, ma non essendo un nostalgico, non credo sia necessario e neanche possibile ritornarci, ma esercitarsi come adulti, affinché i ragazzi di oggi possono essere “visti” da noi prima che sia troppo tardi, prima di diventare dei fantasmi, degli alieni che si aggirano alla ricerca disperata di un desiderio, è diventato ormai un obbligo educativo nuovo e difficile. Il desiderio che essendo già stato soddisfatto, prima che esso stesso si manifesti nella testa di un ragazzino, viene ricercato nel consumo di qualsiasi cosa, ancora meglio se questa cosa è pericolosa e trasgressiva. Non dobbiamo chiederci perché i giovani di oggi consumano di tutto; dovremmo chiederci perché non dovrebbero farlo; chi dovrebbe fermarli dal farlo se gli stessi adulti sono spesso i loro carnefici. I giovani sono agnelli al sacrificio, come i giovanetti degli antichi altari portati in sacrificio agli DEI, ma almeno li si immolavano per il bene della collettività, per accattivarsi il volere degli dei. Oggi sono scarto della sovraproduzione. Qualcuno dobbiamo immolarlo ogni tanto, così possiamo andare avanti, lavarci qualche senso di colpa, batterci il petto quando qualcuno muore e ritornare ai nostri affari da adulti. Il futuro? Poi vediamo. Abbiamo tutti contribuito ad uccidere il padre padrone e la sua legge di castrazione, ma non siamo riusciti a trovare un padre buono, un’alternativa nuova e possibile, anzi il padre quando i figli gridano nel buio della disperazione, si gira dall’altra parte e sulla disperazione dei giovani, spesso fa affari e speculazioni. Nella nostra Provincia, ma è altrettanto in tante altre provincie, si consuma di tutto e di più: dall’alcol a fiumi, che rappresenta la porta d’ingresso al mondo del consumo di droghe, ai cannabinoidi, alla cocaina, agli allucinogeni, al gioco d’azzardo, al sesso perverso e trasgressivo, dai rapporti offensivi al bullismo fino alle invettive violente e allo stalking verso le persone che non sono d’accordo e dicono di NO , al controllo ossessivo e disperato verso il proprio corpo ed il cibo (l’anoressia e la bulimia sono malattie terribili e disperanti sia per chi ne soffre che per le famiglie che le devono affrontare). Ogni tanto qualcuno viene arrestato, sempre di più giovanissimi spacciatori e consumatori, alcune volte di buona famiglia che annoiandosi e considerando lo spaccio un modo per procurarsi un ebrezza e qualche spicciolo, incappano in qualche effetto collaterale che va da 3 a 6 anni di carcere.Il tentativo educativo per tentare di far fronte a tutto questo deve essere imperniato sul binomio educazione-punizione, sull’esempio coerente e soprattutto sulle regole; non esiste libertà senza regole certe, magari condivise, ma sempre regole sono. Non ci sono viti( nel senso della pianta dell’uva) diritte e non possiamo sognarci di raddrizzarle, ma come fa il buon vignaiolo di accompagnarle e di proteggerle con la consapevolezza  che solo così faranno buoni frutti, accettandoli per quelli che sono e non snaturandoli nella loro essenza. L’insegnante, il padre, l’adulto, lo stato può essere che non piacciano, che non sono come vorremmo, ma le loro regole sono sacrosante; si può lavorare per metterle in discussione, ci si può scommettere una vita per cambiarle, ma fin quando ci sono si devono rispettare e fare di tutto affinché chi non le rispetti non diventi un eroe, ma venga punito, anche quando si tratta di un ragazzo di buona famiglia che ha sbagliato per la prima volta. Altrimenti il rischio è che questi ragazzi diventino dei supereroi di cartapesta e noi vogliamo che siano solo umani.

PIPPO MUSTILE  DIRETTORE SERT

 

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