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06/06/2014 -

Ambiente/Società/

Legambiente: “No alle trivellazione a mare, i sindaci passino dalle parole ai fatti”

TRivCanale.tif“E’ facile immaginare a quale paese verrebbe mandato un normale mortale se, dopo aver chiesto di realizzare due villette, ne realizzasse solo una e poi, dopo oltre trenta anni si presentasse agli Enti preposti dichiarando di aver dimenticato di realizzare la seconda e di volerla realizzare solo ora”. Così Legambiente racconta l’incredibile  storia che ci sta capitando a noi iblei. Parliamo delle trivellazioni a mare che raddoppiano. Infatti spiega Legambiente si prevede una nuova piattaforma petrolifera, la Vega B della società Edison ossia il raddoppio della già esistente piattaforma Vega A al largo di Pozzallo. “L’area dove dovrà essere ubicata rientra infatti all’interno della fascia di rispetto delle 12 miglia imposta, per i nuovi impianti. Quindi, se la piattaforma Vega B fosse considerata un nuovo progetto non potrebbe essere realizzata. Per la Edison, invece, la Vega B non deve essere considerata un nuovo progetto, perchè fa parte di un programma approvato dal Ministero oltre trent’anni fa. Praticamente, dopo aver realizzato Vega A, hanno per cosi dire dimenticato di realizzare la seconda piattaforma e dopo trent’anni se la sono ricordata”. Legambiente ha scritto ai Sindaci del ragusano chiedendo con forza quali siano le loro reali intenzioni e se, in buona sostanza, oltre alle abbondanti  parole profuse due anni fa contro il progetto Vega B, avranno anche la capacità di far seguire i fatti quali, ad esempio, un ricorso al Tar. L’unico sindaco che in maniera decisa e chiara scrisse al Ministero dell’ambiente e alla Regione siciliana è stata Franca Iurato la sindaco di Santa Croce che nel settembre 2013, quando altre società come la Transunion Petroleum chiesero di effettuare ricerche a mare, si oppose  esprimendo “assoluto dissenso e contrarietà alle trivellazioni nel mare della costa iblea considerandole pericolose per l’ecosistema del Mediterraneo”. Legambiente ricorda che alla fine dell’estate 2012 furono  raccolte oltre 57 mila firme e più di 50 sindaci siciliani, col sostegno del Governo Regionale e delle Associazioni Ambientaliste, appoggiarono la campagna di Greenpeace “U mari nun si spirtusa” contro la petrolizzazione  del Canale di Sicilia, a cominciare dalla Vega B. “Quasi tutti i sindaci iblei furono entusiasti nel sottoscri-vere quell’appello (tranne quello di Pozzallo che, seppur inizialmente lo avesse firmato, dopo qualche settimana fece una clamorosa  marcia indietro). Dopo circa due anni fonti giornalistiche danno per quasi imminente il provvedimento di valutazione impatto ambientale e si nota solo l’assordante silenzio delle amministrazioni. L’ambiente ibleo, – scrive Legambiente – non ha certo bisogno di questa spada di Damocle, né l’economia potrà avere positive ripercussioni da un comparto che, grazie ad una politica collusa e corrotta, paga le royalties più basse al mondo e non paga imposte allo Stato per le prime 50.000 tonnellate estratte. Alla luce di questi fatti è logico -dice Legambiente – mettere a rischio il mare, il turismo e la pesca per estrarre una quantità di petrolio che servirà a fare girare i nostri camion per neanche due mesi?”

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