Gli ortaggi appena raccolti finiscono in strada. Proprio dinanzi la sede della camera di commercio di Ragusa. Un tappeto di primizie, l’oro verde della fascia trasformata, il cui prezzo è al di sotto dei costi di produzione. Una protesta eclatante, quella del movimento dei forconi e di alcune sigle autonome con il movimento dei diritti agricoli, che hanno voluto denunciare lo stato di grande sofferenza delle imprese serricole. Una rappresentanza di agricoltori ha voluto occupare in maniera simbolica il terrazzo della camera di commercio. I prezzi ai mercati di Vittoria, Santa Croce e Donnalucata segnano una flessione a doppia cifra. Da 1 euro al chilogrammo a 30 centesimi il pomodoro tondo, la zucchina da 60 centesimi a 10, la melanzana non quotata, il pomodoro ciliegino da 20 a 30 centesimi, e il peperone regge l’onda d’urto della crisi di mercato. Nessun articolo supera l’euro al chilogrammo e nei punti vendita sotto casa gli ortaggi hanno una quotazione al rialzo con aumenti, rispetto alle quotazioni al mercato generale, di oltre il 300 per cento. “Il nostro auspicio è che ci sia da parte di tutti i cittadini la piena consapevolezza di quello che sta accadendo nelle nostre campagne – spiega il leader del movimento dei Forconi, Mariano Ferro – i nostri ortaggi restano invenduti e gli speculatori di turno rivendono la stessa merce a prezzi quintuplicati. Adesso è arrivato il momento di dire basta. In questo momento i prezzi sono al ribasso, nessun articolo supera i 40 centesimi al chilo, a questo si aggiungono le aste giudiziarie che sono l’apice di una situazione grave senza via d’uscita”. Il popolo dei Forconi ha chiamato a raccolta gli imprenditori della fascia trasformata in una grande assemblea pubblica che si svolgerà martedì pomeriggio, alle 19, alla sala conferenze della fiera Emaia. “Penso che da qui a breve – aggiunge Ferro – da questa piazza avrà inizio una grande mobilitazione. Non possiamo subire in silenzio le scelte assurde fatte da altri, e le nostre aziende svendute all’asta”. Accanto ai forconi tanti imprenditori serricoli di Santa Croce, Acate e Vittoria che hanno voluto manifestare la loro sofferenza. “I nostri prodotti restano invenduti – aggiunge Rosario Giudice, presidente del movimento dei diritti agricoli – Non possiamo coprire le spese per affrontare la nuova annata agraria con le spese delle piantine e della plastica. Le nostre famiglie ci stanno abbandonando, i nostri figli hanno deciso di lasciare l’Italia”. La scelta della Camera di commercio per questa protesta eclatante non è casuale. “E’ la casa delle imprese – dice Marcello Guastella – ma registriamo il silenzio assordante di una classe dirigente che litiga per avere un posto di sottopotere nell’ente camerale. Non rappresentano più nessuno”.
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