Cgil e Uil contro le politiche del governo Renzi che non garantiscono sviluppo e occupazione.Un corteo e una piazza piena. Circa mille e cinquecento manifestanti hanno aderito venerdì allo sciopero generale nazionale di tutte le categorie indetto da Cgil e Uil e tenutosi in cinquantaquattro provincie italiane. A Ragusa alla testa del corteo, partito intorno alle 9,30 da Piazza Vann’Antò, i ragazzi della rete degli studenti medi e poi ancora i lavoratori della scuola, metalmeccanici, dell’agricoltura, dei pensionati, del pubblico impiego, dei bancari, del commercio e dei servizi. Il corteo sotto l’insegna del “Così non va !”, dal jobs act alla legge di stabilità dalle politiche economiche alla pubblica amministrazione, si è snodato lungo il centro di Ragusa per raggiungere dal ponte vecchio la Piazza Cappuccini dove si sono tenuti gli interventi programmati. Giorgio Bandiera segretario provinciale UIL, ha rivendicato i temi dello sciopero generale affinchè il governo cambi politica adoperandosi per la lotta alla corruzione, allsa disoccupazione, all’evasione fiscale. La provincia di Ragusa, una volta isola nell’isola, sente troppo i colpi di una crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le famiglie e resa nulla la prospettiva sul futuro dei giovani. Davide Prestana della Fisac di Ragusa ha denunciato come l’80 per cento della ricchezza nazionale è in mano al 20 per cento degli italiani e nei fatti è oggi scomparso il ceto medio alimentando sacche di povertà sempre più consistenti. Solo gli investimenti e non le tasse o i tagli garantiscono il lavoro e l’occupazione. Saverio Piccione, segretario regionale della Cgil Sicilia, nel suo intervento conclusivo, ha avuto nel mirino la politica economica del Governo Renzi. Non c’è, ha detto, una politica industriale, agraria, scolastica; non esiste un’efficace politica degli investimenti che sono l’unica soluzione al rilancio dell’occupazione. Formazione, infrastrutture, Università, abbattimento delle tasse sul lavoro per creare nuova competitività sono le chiavi di volta per garantire lavoro e occupazione.
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