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02/04/2015 -

Politica/

Consorzio Universitario, la Provincia conferma il disimpegno

burocraziaa (1)Il commissario straordinario Dario Cartabellotta, in scadenza di mandato, a meno che non vi sia una ulteriore proroga che dovrà determinare l’Assemblea Regionale Siciliana, nella conferenza stampa che ha tenuto per un bilancio della sua gestione, ha dichiarato riguardo la vicenda consorzio universitario: “Al mio arrivo la Provincia era fuori dal Consorzio Universitario ma accettando l’invito del nuovo presidente del Cui ho promosso un incontro con i sindaci e la deputazione regionale per verificare le possibilità di un rilancio del Consorzio ed ho deliberato un atto di indirizzo per un possibile rientro nel Consorzio. Un atto condizionato all’ingresso di nuovi soci, alla chiusura del contenzioso con la Provincia, ad una rigida politica di spending review. Di queste tre condizioni nessuna è stata portata a termine e il compito e l’iniziativa politica non possono essere caricate a questo Commissario. Chiarito questo va anche detto che l’attuale quadro normativo-finanziario della Provincia non consente alcun atto amministrativo di revoca del recesso. C’è una legge che deve essere approvata per la costituzione dei Liberi Consorzi Comunali, non abbiamo al momento alcuna comunicazione sui trasferimenti regionali e secondo la programmazione degli uffici per chiudere il bilancio 2015 sono necessari 6,7 milioni di euro. Di fronte a questi scenari, mi sembra pleonastico aggiungere qualcosa”. A noi ragusani però il commissario Cartabellotta dovrebbe spiegarci come mai lui ed i suoi predecessori non sono mai intervenuti nel ridimensionare la spesa pubblica alla voce dirigenti. Bastava portare lo stipendio base a 50 mila euro l’anno, eliminare i premi di produzione, – anche perchè l’ente da tempo non produce granchè – risparmiare una media di 50 mila euro a dirigente e ricavare per la nostra Università quei 400 mila euro l’anno che servono ai nostri ragazzi. Una cricca di dirigenti interni di ruolo confeziona bilanci solo per garantire a se stessa il massimo di indennità (posizione e risultato). La Provincia di Ragusa è l’unica in Italia a pagare stipendi tanto alti ai suoi dirigenti epperò alla voce sviluppo – ed è questo che fa la differenza nel lavoro di un  dirigente – c’è il deserto. Possiamo comprendere che non ci sono risorse pubbliche, ma dov’è finita la capacità di intercettare i finanziamenti comunitari? Insomma abbiamo un ente che per mantenere se stesso, ovvero i suoi alti burocrati, taglia un bene primario: il futuro dei nostri figli. Anche ai ragusani sembra pleonastico aggiungere altro.

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