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15/07/2015 -

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Il volontariato internazionale a Ragusa per i rifugiati

gruppo volontari (1)Germania, Lussemburgo, Austria, Spagna. C’è un’Europa che guarda al fenomeno dell’immigrazione attraverso le lenti della solidarietà e del volontariato. Loro sono i giovani del gruppo di volontariato internazionale che, in queste settimane e fino al mese di ottobre, opera presso tre dei centri della rete SPRAR gestiti dalla Fondazione San Giovanni Battista in provincia di Ragusa. Il gruppo, composto da 8 persone e dalla coordinatrice Laura Scaglia è stato ricevuto dal vescovo della Diocesi di Ragusa, monsignor Paolo Urso. “I volontari – spiega Laura Scaglia – appartengono alla Comunità di Vita Cristiana, promotrice del progetto “Migranti”, per l’accoglienza ed il sostegno degli immigrati dal Nord-Africa. Il progetto prevede appunto il coinvolgimento in Sicilia, a Ragusa, di giovani provenienti da tutta Europa. I nostri volontari affiancano gli operatori dei progetti Sprar e propongono idee ed attività. Vogliamo far capire ai richiedenti asilo che c’è una parte di Europa disposta all’accoglienza”. I progetti Sprar coinvolti dal progetto sono “Vivere la Vita” e “Via Carducci” di Ragusa e “Accoglienza Casmenea” a Torre di Canicarao a Comiso. “E’ bello per la nostra gente – spiega il vescovo Paolo Urso – vedere soprattutto dei giovani che si spendono con gratuità e competenza nel campo della solidarietà. Consiglio ai vari volontari che si succederanno in questo arco di tempo di custodire l’attenzione per ogni persona con la quale si troveranno in contatto. Sono tante le problematiche che si incontrano nell’aiuto ai richiedenti asilo e bisogna avere un approccio vigile che sia adeguato per evitare il buonismo. Infine, ringraziandoli, li invito a non misurare la loro generosità e ad andare oltre il senso del dovere”. Le voci dei diretti interessati sono univoche. “Sono arrivata dal Lussemburgo – spiega Christine – per cercare di capire questo fenomeno e per dare qualcosa a chi ha davvero bisogno di aiuto”. “Mi chiedevo cosa avrei potuto dare – aggiunge un volontario tedesco – e, invece, mi sono trovato a ricevere”.

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