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29/05/2012 -

Politica/

NELLO DIPASQUALE E LA STORIELLA DEL SINDACO PALAZZINARO

Oratore Gian Antonio Stella, quello de La Casta. Di fronte, seduto in prima fila, Nello Dipasquale. La chiesa della Badia, stracolma. Il giornalista scrittore inizia così la sua conversazione: “Per costruire un paesaggio ci vogliono secoli, a volte millenni. Pensate al paesaggio italiano, a quello di San Gimignano, o a quello degli Iblei. Basterebbe un sindaco di Ragusa palazzinaro per distruggere il paesaggio ragusano”. Il boato è dirompente e viene dal cuore e si trasforma in uno schiamazzo ironico, un uh… potentissimo che rimbomba tra le pareti, un baccano che attraversa tutti presenti e che alla fine sfocia in uno scrosciante applauso di approvazione e di riconoscimento. Non è stato un attimo, non è stato un incidente: è l’attestato di fine carriera, è il sigillo di qualità, è il battesimo consacrato e imposto a Dipasquale. Lui sembrava una statua di sale, anche le palpebre avevano perso di mobilità. Rigido dentro il vestito color corvo è rimasto un’ora sentendo quel racconto terribile sullo sterminio dei campi, il cemento, le pale eoliche, la bellezza perduta, la volgarità dei politici. Forse è stato il momento più brutto di questi sei anni di potere. Non si immaginava che i ragusani lo ritrovassero in quel ritratto desolante della Italia e riconoscendolo lo sbeffeggiassero in un’esplosione di sentimento popolare. Lui, che si credeva tanto amato, è stato smascherato come il cattivo nel cinema muto o nella commedia dell’arte: ululati, risa e calci in culo. Scorrevano diapositive, immagini, filmati, e scorrevano le brutture e le vergogne del povero Paese, e il pubblico alzava lo sguardo verso la prima fila per imprimerselo bene in mente il personaggio. Non sarebbe accaduto un anno fa, i ragusani non avrebbero osato spingersi nel terreno della denuncia corale, quella che di norma si fa nelle piazze e che da noi è capitata in chiesa. Non l’aspettava Nello Dipasquale la medaglia di sindaco palazzinaro; forse pensava si dovesse trafficar di più per arrivare a tanto. Invece è semplice. Basta prendere tutta la cinta periferica di una città e far votare in consiglio comunale un piano per costruirci dentro centri commerciali, direzionali, villette singole e a schiera, e il titolo è assicurato. Non ci vuole una laurea per diventare palazzinari, basta l’indole e tanta incultura. Parola di Gian Antonio Stella.

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