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11/03/2016 -

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ROSE E SPINE CINQUESTELLE, E QUALCHE FATTARELLO DELLA SETTIMANA

IMG_5728 (1)Rose_pinkSettimana febbrile per la politica ragusana. Cominciamo dalla crisi coniugale tra Cinquestelle e Partecipiamo. Reggerà l’alleanza oppure Giovanni Iacono pretenderà che l’offesa venga lavata con il sangue? Prima di vedere come  se la sta cavando Federico Piccitto merita uno sguardo il neo Presidente Antonio Tringali. Il suo primo atto? L’8 marzo ha spedito una rosa color corallo avvinghiata ad un rametto di mimosa a tutte le signore consigliere – omaggiata anche la stampa femminile che frequenta il Palazzo –accompagnata da un biglietto color lavanda sbiadita e dentro la filigrana un ulteriore mazzettino floreale  tra le parole: “Perché la tua festa non sia solo oggi ma ogni giorno dell’anno…” Minchia che fregatura questa mammola di Presidente! Vi immaginate, care compagne di genere, se ci facessero tutti i santi giorni dell’anno senza soluzione di continuità la solita festa – casa, ufficio, figli, mariti, spesa, organizzazione della famiglia, cura dei parenti, calci in culo… Altro che petaloso… se inizia così bisogna scuotere ‘sta Gertrude Stein pentastellata ripetendogli  ”Non è una rosa, non è una rosa, non è una rosa” e aprirgli gli scenari della realtà. La Zaara Federico non l’ha preso bene il fiorellino amoroso e con la rosa tra i denti si è messa a strillare vergogna, vergogna! rimpiangendo l’austerità del perduto Iacono. C’è stato un incontro giovedì pomeriggio tra Partecipiamo e cinquestelle ( sindaco, vicesindaco, certa Disca, meglio intesa come Maga Magò) per provare a risolvere la faccenda dell’inciucio involontario, quello che ha rilevato non la contaminazione con Nello Dipasquale, che non c’è, bensì la cicioneria dei ragazzi. Si romperà l’alleanza? Tutti speriamo di no. Fa bene Iacono a rimarcare che è questione programmatica e valoriale imprescindibile e fondante e fa bene Piccitto a ripetere che ci tiene all’alleanza, ma tocca a quest’ultimo il passaggio successivo, una proposta concreta. Soluzione? Semplice, semplice. Non per riparare al torto che c’è stato eccome, ma per ribadire un cemento ideale, Giovanni Iacono o un altro membro di Partecipiamo dovrebbe andare in giunta, e Tringali dedicarsi al florovivaismo. Sta roba dei fiori è sintomatica perché dà il senso della loro percezione del potere; un atteggiamento tra l’infantile, l’autistico, e lo svampito. Se qualcosa non va si distaccano dal problema e si astraggono noncuranti del clamore circostante come se davanti a loro ci fossero campi fioriti e non inenarrabili casini. Questo giovedì mattina in commissione trasparenza si è riparlato del servizio idrico, del servizio cimiteriale, di presunte connivenze tra gli apparati e le ditte, di fatture che non tornano, insomma roba scottante, ma nessun funzionario e dirigente, né -men che meno- l’assessore Salvatore Corallo si è presentato alla seduta. Chiaramente l’ordine di non andarci è dell’esecutivo che piuttosto che rimestar la merda degli appalti volge lo sguardo evitante a praterie e violette. Loro, i grillini, sono sublimi, impenetrabili e generici e non arrivi mai a capire quanto e se credono nel prossimo, qualsiasi prossimo, politico, ideale, relazionale. Anche nella attuale crisi con Iacono e Partecipiamo si legge questa impermeabilità alle conseguenze delle variabili di realtà che non è totale stupidità – è peggio: è delirante negazione dei meccanismi di interdipendenza; riconoscono solo il loro principio e diritto di esistenza. Per questo difetto di struttura è importantissimo quindi verificare se Piccitto farà il possibile e l’impossibile per riallacciare un’alleanza con il fuoriconfine – leggi Iacono. Ora breve sguardo ai restanti. Nel Pd Dipasquale è alla fase “deluchiana” – “tutto merito mio”. Il raddoppio, i disabili, ogni cacatina di  mosca portorita a Roma e a Palermo è tutta sua e solo sua, ah – scusate- anche di Davide Faraone. Di  Crocetta no,  non ne parla mai, liquidato, andato, uscito di scena, non gli serve più. Andiamo alle sue emanazioni. Per D’Asta e e Chiavola ore angosciose. Non sanno come farsi fuori da capogruppo Giorgio Massari; vorrebbero che si facesse fuori da solo senza batter ciglio, ed invece saranno costretti – che figuraccia se avviene! –  a dichiarare in aula il disconoscimento. D’altronde un capogruppo pensante nell’era dei Renzinello è troppo pesante! Concludiamo questa panoramica della settimana che sta per chiudersi con una piccola riflessione sull’ultima vicenda che ha investito Aricò. Sembra un banalissimo fatto di forma e mancata simpatia che ha portato il manager a snobbare il sottosegretario alla salute che aveva il piacere di dare un’occhiata all’ospedale in costruzione. Lasciamo perdere le giustificazioni da galateo su come si prende un appuntamento e su come ricevono gli ospiti e puntiamo su un altro aspetto. Forse ci troviamo di fronte ad una mutazione degli assetti di potere da democrazia piramidale a democrazia tribale dove non si riconosce più un ordinamento superiore estraneo e lontano dalla propria cerchia di riferimento; l’organismo di comando superiore – Roma – viene cancellato, rimosso, scartato, trasformandosi in fastidioso e insignificante intruso che non può e non deve incidere nelle dinamiche del sistema. Degnissimi dirimpettai della quarta sponda! Vediamo cosa ci porterà la prossima settimana di avvicinamento alla primavera. Partiamo avvantaggiati! Nonostante le spine spunta un po’ di colore nel Palazzo dell’arcigna aquila non più imperiale. La consigliera Nicita ha già sfoggiato due treccine con i fiocchetti rossi. Siamo colmi di gioia. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

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