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26/04/2016 -

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SCICLI, AL SUONO DI “BELLA CIAO” IL COMMISSARIO PREFETTIZIO LASCIA LA MANIFESTAZIONE

downloadFesta di Liberazione, però a Scicli il ricordo della lotta partigiana per cacciare i nazifascisti non è gradito da un commissario prefettizio- il Comune è stato sciolto per mafia – che abbandona la piazza. Una vergogna, un sintomo della fragilità morale e culturale del sistema burocratico che forse può riuscire a governare quattro scartoffie ma non può sostituire nè interpretare sentimenti e ruoli democratici. La commissaria non doveva lasciare la manifestazione se non gradiva un inno partigiano ormai in tutta europa canzone simbolo dell’antifascismo, semmai doveva chiamare il Ministero degli Interni e rinunciare all’incarico per inadeguatezza o attacco insensato di codardia. Questa la nota della Cgil: “Il 25 aprile a Varallo, dopo l’inno di Mameli, i presenti hanno cantato “Bella Ciao” e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ascoltato in religioso silenzio. A Scicli, il commissario prefettizio Antonietta D’Aquino, dopo l’inno di Mameli, non ha gradito l’intonazione di “Bella Ciao” ed ha abbandonato la cerimonia, considerando tale canzone non consona ai canoni istituzionali. Una mortificazione per gli organizzatori della cerimonia, tradizionalmente legati alla canzone dei partigiani assieme all’inno nazionale. Un gesto forte che tende a lacerare anziché unire una città che si sente defraudata del fatto che ha perso la sua legittima rappresentanza. Se persino i simboli devono dividere, sarà difficile il processo di rilegittimazione della classe dirigente della città”. Un’altra commissaria prefettizia di Scicli, Tina Giallongo,  giorni addietro appariva eccitata in una trasmissione televisiva, “Petrolio”, in cui si dichiarava emozionata e felice di condividere con il commissario Montalbano la stanza più famosa della fiction italiana. Visto l’entusiasmo televisivo dell’una e la assai carente dimestichezza con la memoria del sentimento democratico dell’altra, le Signore commissarie dovrebbero optare per altra poltrona; forse qualcosina dalla Maria De Filippi si potrebbe trovare per non suscitare loro conflitti e comportamenti che niente hanno a che spartire con l’Italia nata dal 25 aprile. Sì, un trono sui Canale 5  è il posto giusto per non sentirsi in imbarazzo ed evitare crisi da prudenziale qualunquismo.

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