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16/11/2016 -

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QUANTA TRISTEZZA AL RENZI SHOW

se_01_672-458_resizeVanno bene le due ore e mezza di ritardo che rimarcano l’efficienza e la velocità della nuova Italia, però non è colpa della cattiva strada di Catania dato che il premier è piombato sugli iblei a bordo di mezzo volante atterrato a Comiso. E partendo da quella pista già si delinea nella memoria qualche differenza. Pieno di sé e forse supponente Massimo D’Alema, ma pagliacciate a vanvera a quei tempi non ce n’erano e la parola era sacra: ospitammo i kosovari e la base divenne aeroporto civile. Il grazie ad un territorio generoso si trasformò immediatamente in una infrastruttura tanto desiderata da noi del luogo. Ormai non si riconosce più la buona politica, è noiosa, troppa applicazione, meglio lo show di prima serata. Battutine, promesse, imitazioni, semplificazioni estreme, nessuna lettura profonda e seria del mondo, nessuna analisi e visione, solo soluzioni false a problemi che non vogliono essere affrontati nella loro drammatica complessità. Chi ha avuto il piacere di ascoltare qualche giorno addietro Bersani e di appartenere all’amato partito sicuramente è disperato dopo  aver visto il fiorentino sul palco: com’è potuto accadere che abbiano consegnato il  nostro patrimonio storico a un tipo del genere? Chi ritiene che Grillo sia un giullare deve ricredersi. A confronto con Renzi sembra De Gasperi.  Grande nella sintesi il sempre geniale Freccero che oggi sulla 7 con un gioco di parole ha esclamato in una delle sue fulminee espressioni. “Renzi è la rappresentazione sinistra della cosiddetta sinistra”.  Lo sconcerto già allo scoccare della mezz’ora dal monologo girava abbondantemente nella vasta platea, là al teatro tenda. Una giornalista del tg3 regionale dopo 15 minuti dall’inizio dello spettacolo si è arresa e con un mesto “io non ce la faccio più”  ha afferrato gli auricolari di un telefonino con musica scegliendo di rinchiudersi nel personale… il politico era veramente di bassissimo livello. E così tanta gente né incazzata, nè delusa, solo umiliata nell’assistere alla performance di un uomo che si è fatto prendere la mano da un gioco pericolosissimo e prova qualsiasi trovata e usa e sfrutta ogni sentimento e pulsione per vincere e rimanere in sella. Lo chiamavano populismo, è la gran moda. C’era la varia umanità ragusana ad ascoltare Renzi. In primo luogo tutta l’ex Forza Italia, quella transitata con Dipasquale nel Pd e quella che senza mettersi il bollo e la tessera apprezza la piega destrorsa presa dal partito (quasi trionfale l’ingresso di Franco Muccio – ancora piacente nonostante l’età che avanza), poi la casalinga che lo voleva vedere da vicino, e lo stimato professionista che nutre dubbi e tuttavia spera che il giovane possa là dove gli altri hanno rinunciato… Spiccava il ristoratore Pinuccio La Rosa quello della festa a San Vincenzo Ferreri seduto in prima fila posto riservato, come un’istituzione, come un grande dirigente. Capricci da ricconi, il potere va coltivato, frequentato, e bisogna infilarsi. Ha fottuto il posto al sindaco di Comiso, poi quando sono entrati gli onorevoli Di Giacomo e Venerina Padua è indietreggiato in seconda fila. Intanto s’è passato sto piaciri e, a futura memoria, l’evento lui non se l’è perso. Ma per l’altra persona che si è notata in sala non troviamo giustificazione. In piedi, in stoica attesa per due ore e mezza, stretta in giubbottino rosso con annesso cappuccio teso ad addolcire le fattezze, certa Disca infermiera e assessora cinquestelle PRESENTE. Armata di cellulare filmava il pienone. Se escludiamo la  missione per conto di Grillo rimane solo la certezza che impadronirsi di un minimo di galateo politico è necessario e urgente per la squadra di Piccitto. Che ci vai a fare santa donna da Renzi? Non sei la privata cittadina, governi Ragusa in antitesi con quel che esprime il Pd, e il tuo movimento disprezza il premier e lo accusa delle peggio cose, rimani a casa e te lo vedi nell’amata rete che tutto può!  Ci vuole un corso di bon ton. Consegniamo la Disca nelle mani del simpatico Pinuccio La Rosa il quale da sostenitore dell’ascesa sociale e da ottimo animatore e frequentatore di salotti potrà fornire alla signora gli elementi rudimentali del vivere a Palazzo. Conclusione. Duemila persone e non duemila voti a favore della controriforma. Viene in mente il racconto di un vero socialista che non c’è più il quale da testimone descriveva la folla oceanica del 10 giugno del 1940 in piazza Venezia quando il duce dichiarò l’entrata in guerra. “Mi guardai intorno e per lo più colsi negli sguardi disperazione e lacrime”.

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