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15/03/2019 -

Sindacati/

Una folta delegazione di Ragusa ha partecipato allo sciopero generale dei lavoratori delle costruzioni, a Ragusa dal 2008 si è perso il sessanta per cento degli occupati

Una folta delegazione della FILLEA CGIL di Ragusa ha partecipato allo sciopero generale unitario dei lavoratori delle costruzioni che si è tenuto a Roma e promosso dalla FILLEA CGIL, FILCA CISL, FENEAL UIL. La delegazione ragusana ha manifestato aderendo ad una piattaforma vertenziale molto ampia: il rilancio del settore delle costruzioni e dei materiali (cemento, lapidei, laterizi, legno) dopo 10 anni di crisi che hanno comportato la perdita di 600 mila posti di lavoro, la scomparsa di 120 mila aziende (il 90% delle quali artigiane e di piccole dimensioni) e il collasso di grandi imprese e cooperative, con il conseguente blocco di importanti opere infrastrutturali. Si stima che siano oltre mille le unità irregolari che prestano servizio nel comparto delle Costruzioni a Ragusa. Sul fronte occupazione, in provincia di Ragusa nelle micro e piccole imprese con meno di 50 addetti delle Costruzioni, gli occupati sono 5.307, il 94,4% dei lavoratori totali (in Sicilia le MPI occupano il 91,5% degli addetti). Sono 3.485 gli addetti nelle imprese attive artigiane delle Costruzioni a Ragusa. Queste rappresentano il 62% del numero complessivo di occupati nel settore e il 28,9% dei 12.061 addetti che operano in tutte le imprese artigiane del territorio. Il Segretario generale della Fillea Cgil di Ragusa, Franco Cascone ha dichiarato: “Dal 2008 ad oggi, secondo dati oggettivi ricavabili dall’osservatorio  della Cassa Edile di Ragusa, si sono persi oltre il 60%  di posti di lavoro; circa il 50% delle imprese del settore sono state costrette a chiudere i battenti per mancanza di commesse o per crisi finanziaria. La massa salariale si è ridotta da più di 42 milioni di euro agli attuali 18 milioni di euro! Gli investimenti pubblici sono pressoché scesi a zero; anche l’investimento privato si è quasi del tutto bloccato. Il settore edile insomma è letteralmente in ginocchio; i lavoratori sono costretti a fare le valigie e a cercare altrove una opportunità di lavoro. Oggi più che mai occorre mettere in sicurezza il territorio dal rischio sismico e dal dissesto idrogeologico, serve ripensare la rete delle infrastrutture, sia quelle di mobilità che debbono garantire le vie di fuga in caso di calamità, sia di quelle sociali, che debbono garantire i livelli massimi di sicurezza statica e rispondere alle caratteristiche sociali e di organizzazione spaziale dei diversi territori. Incentivare l’efficientamento energetico, intervenire sulla rigenerazione urbana e sulla valorizzazione dell’enorme patrimonio paesaggistico storico e artistico anche attraverso la rinascita dei borghi da ricostruire e da un ripopolamento che è alla base di una conservazione che non può che fondarsi su l’identificazione tra comunità, luoghi e monumenti. Si chiede l’istituzione di un tavolo per una strategia di rilancio e di riqualificazione del settore all’interno di un progetto di manutenzione, prevenzione e rigenerazione delle grandi imprese, delle grandi stazioni appaltanti pubbliche, dei soggetti finanziari e dei lavoratori del settore”.

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