Di seguito due testimonianze, fornite dalla Polizia che ha sentito i migranti in merito alla morte di un giovane eritreo.

“Vivevo in Sudan ed ho saputo sin da subito la somma di denaro che avrei dovuto consegnare all’organizzazione sudanese, che era di 700 dollari Usa per iniziare il mio viaggio per l’Italia. Erano gli stessi sudanesi che provvedevano alle nostre esigenze alimentari, dopo aver da noi ricevuto i soldi per la relativa spesa. Gli stessi erano armati di coltelli ma mai hanno avuto modo di usarli contro di noi e mai ci hanno minacciato. Poco più di due settimane dopo il mio trasferimento in una piccola casa, abbiamo attraversato senza problemi il confine tra Sudan e Libia, fermandoci a pochi chilometri da tale confine. In territorio libico gli elementi dell’organizzazione sudanese ci consegnavano a quelli dell’organizzazione libica e questi, a bordo di autovetture fuoristrada, ci conducevano in un villaggio facendoci entrare all’interno di un capannone dove vi erano altri soggetti che come me e i miei compagni erano stati reclutati per partire verso l’Italia. Sono rimasto in quel capannone per due settimane, e con il passare dei giorni il numero di noi clandestini all’interno di esso diventava sempre maggiore, fino a raggiungere circa 500 unità. Con noi vi erano anche donne e bambini e solo i libici potevano parlare con le donne, a loro era concesso tutto. Relativamente alla nostra alimentazione provvedevano i libici con due pasti al giorno costituiti da pasta o riso. I libici erano sempre armati di pistole o di fucili e la loro vigilanza su di noi era costante. A nessuno veniva permesso di lasciare il capannone e guai a coloro che avanzavano proteste di qualsivoglia natura, situazione queste che davano sfogo a reazioni ingiustificate dei libici che picchiavano con bastoni ogni malcapitato.Cinque giorni prima della mia partenza ho corrisposto ai libici l’importo di 1.000 dollari Usa quale corrispettivo per il viaggio in Italia. La partenza dal capannone avveniva di notte allorquando una buona parte di noi veniva fatta salire sui fuoristrada ed accompagnati, dopo circa 20 minuti di marcia, in un punto che non so indicare. Tutti quanti, scortati dai libici armati, ci incamminavamo e dopo circa 3 ore raggiungevamo un arenile. Durante il tragitto le botte erano continue come per incuterci il terrore così da evitare fughe o ripensamenti. Eravamo tutti spaventati e non sapevamo che fare. Sul gommone prendevamo posto tutti quanti noi e venivamo bastonati nel momento in cui mettevamo piede sul natante. Le bastonate dei libici ci raggiungevano in qualsiasi parte del corpo ed anche in parti vitali, quali la testa, la nuca e il collo. Tutti quanti eravamo stremati a causa della lunga strada percorsa a piedi e molti di noi, sebbene in situazioni precarie, hanno cercato di acquisire una postura tale da consentirgli di prendere sonno. Io mi trovavo ad occupare un posto posizionato al centro del gommone, quando uno di noi ci faceva notare che un soggetto, probabilmente di nazionalità eritrea, era deceduto. A quel punto si discuteva di cosa fare del corpo del soggetto deceduto ed era questione di divergenza di opinioni quella di liberarsene buttandolo in mare o quella di tenerlo con noi in attesa dei soccorsi italiani. Tra le due prevaleva la seconda e alcuni dei soggetti, forse del Mali, trovavano più agevole, dato l’estremo affollamento, sedersi direttamente sopra il cadavere. Durante la navigazione più volte gli scafisti ci dicevano di gettare in mare in cadavere ma noi ci opponevamo con fermezza perché volevamo continuare il viaggio con il nostro amico”.
“Durante le operazioni d’imbarco i libici ci picchiavano violentemente spingendoci verso l’acqua per farci salire sul gommone. Quasi tutti avevano dei grossi bastoni che usavano per colpirci anche nel momento in cui mettevamo piede sul gommone. Siamo stati ammassati sul natante che hanno poi spinto verso il largo e siamo partiti. Alle prime luci dell’alba mi sono accorto che uno dei miei compagni di viaggio, che era vicino a me, credo fosse eritreo, era privo di vita. Non mi sono accorto prima del suo decesso in quanto lo stesso assumeva sul gommone la posizione supina, tanto da farmi capire che si era addormentato appena dopo essere salito sul gommone. Nessuno di noi ha avuto il coraggio di toccarlo e l’abbiamo lasciato dov’era, anzi alcuni sono stati costretti a sedersi sopra le sue gambe perché non c’era spazio sul gommone. Abbiamo continuato la navigazione fino al primo pomeriggio, quando siamo stati soccorsi e trasbordati su una nave della Marina Italiana. In Libia sono stato condotto presso un capannone, dove trovavo altra tanta gente ad aspettare, durante la permanenza in quel capannone i libici erano soliti picchiarci anche per futili motivi con grossi bastoni, il mangiare era scarso come del resto anche l’acqua. Venivo prelevato con una macchina unitamente ad altri miei connazionali, però poi siccome c’era tanto traffico sulla strada, per paura che la Polizia Libica ci fermasse per dei controlli, i libici ci hanno fatto scendere ed fatto incamminare per svariati chilometri per poter raggiungere la spiaggia. Arrivati su quella spiaggia ad attenderci vi erano già pronti due gommoni, ed altri personaggi libici, gli stessi ci hanno cominciato a metterci in fila per uno per farci imbarcare su uno di questi gommoni già pronti, ad un tratto senza spiegazioni i libici cominciavano a picchiarci con dei bastoni per affrettare le operazioni di imbarco. Durante dette operazioni vedevo che un ragazzo veniva colpito violentemente al collo, cadendo all’interno del gommone stesso, ma non mi rendevo conto delle sue condizioni. Su detto gommone venivo sistemato a poppa, in prossimità del motore e dove vi si trovavano circa 5 o 6 bidoni di benzina che servivano per il viaggio, durante il viaggio lo scafista mi diceva di prendere un bidone di benzina per proseguire il viaggio, durante detta operazione lo stesso bidone si apriva e mi cascava la benzina addosso, per questo ho la parte dell’addome bruciato, è possibile che parte della benzina sia cascata addosso al ragazzo che giaceva immobile vicino a me. Abbiamo navigato per circa 14-15 ore senza avere ne cibo ne acqua, poi ho notato un elicottero che ci aveva avvistato e ci sorvolava sopra, prima di questo avvistamento notavo che chi conduceva il gommone usava degli strumenti tipo la bussola per mantenere la rotta, ed un telefonino che usava per chiamare aiuto, in lingua inglese alle autorità italiane”.
Telenova Ragusa
Nella puntata n. 826 di Come Eravamo, che andrà in onda questo martedì 6 alle 14.30, 18, 21, 24 e mercoledì 7 maggio alle ore 8, sarà trasmessa una intervista realizzata il 5 ottobre 1989 alla giornalista Anna Maria Ermigiotti, prematuramente scomparsa sabato scorso, all’età di 54 anni, per un male incurabile.
Dopo le decisioni assunte dal commissario straordinario della Provincia regionale, Carmela Floreno, che ha deciso di retrocedere dal Consorzio Universitario Ibleo, i deputati regionali Orazio Ragusa, Giuseppe Digiacomo e Nello Dipasquale chiederanno al presidente della Regione, Rosario Crocetta, di rivedere il ruolo del commissario perché politicamente inadeguato rispetto alle esigenze del territorio. “Sapevamo naturalmente che a fine ottobre occorrerà ridefinire le competenze dei Liberi Consorzi alla luce della cancellazione delle Province regionali – rilevano i deputati regionali Ragusa, Digiacomo e Dipasquale – ma assumere decisioni e soprattutto comunicazioni che creano proteste e lamentele, senza il necessario confronto, ci dimostra ancora una volta l’inadeguatezza politica del ruolo svolto dalla Floreno alla guida dell’ente di viale del Fante “.
Nella puntata n. 824 di Come Eravamo, che andrà in onda martedì 29 aprile alle 14.30, 18, 21, 24 e mercoledì 30 aprile alle ore 8 su Tele Nova, sarà trasmessa una intervista realizzata il 14 maggio 2009 al medico ragusano Antonio Salafia morto in India dove ha vissuto 42 anni lavorando per sconfiggere la lebbra.
alle 18, alle 21, alle 24 e domenica alle 8 andrà in onda una intervista realizzata da Radio Nova nel 1983 ai registi Paolo e Vittorio Taviani, durante le giornate di lavorazione a Ragusa del film Kaos, con immagini del film.
Ogni dodici minuti, in Italia, scattano problemi legati ai rapporti di vicinato. Spesso si finisce davanti ad un giudice, ma c’è chi preferisce usare le vie “brevi”. E’ quanto accaduto lunedì pomeriggio a Vittoria, dove un 51enne ha perso la testa ed ha impugnato un’arma detenuta regolarmente, una pistola usata per il tiro a volo, ed ha minacciato il vicino. Qualcuno ha chiamato la Polizia che è giunta sul posto. Gli agenti hanno notato il cinquantunenne che alla vista della Volante ha fatto subito rientro in casa. I poliziotti lo hanno sorpreso mentre usciva dalla camera da letto dove, dopo il controllo, nel cassetto del comodino ancora aperto, è stata rinvenuta una pistola Smith e Wesson calibro 357 magnum, carica di sei cartucce. Le indagini svolte sul posto hanno accertato che effettivamente si era verificata la minaccia con l’arma. L’uomo è stato condotto in Commissariato e denunciato all’autorità giudiziaria in stato di libertà. L’arma è stata sequestrata. L’uomo deteneva legalmente anche altre armi, che sono state ritirate.


Sabato 8 marzo alle ore 21.10 e domenica 9 marzo, alle 14.40, su Telenova Ragusa verrà proiettato il film “Vite rovinate ritorno alla malavita”. 



Grande ritorno del nostro ragusano Luigi Fronte nella trasmissione televisiva in diretta su Rai Uno dall’Auditorium di Roma ogni sabato sera dalle ore 21,00 condotta da Antonella Clerici. Dopo una breve pausa, Luigi sarà nuovamente in Tv sabato prossimo 1 febbraio nella divertente e seguitissima trasmissione Ti lascio una Canzone.
Anche la scuola Basaki di Ragusa ha partecipato, al Palalivatino Cannizzaro di Acicastello, al Grand prix Sicilia di judo nel corso del quale sono stati premiati gli atleti che, nelle ultime tre tappe, hanno totalizzato il punteggio più consistente nelle categorie Esordienti A, Esordienti B, Cadetti e Junior. La squadra ragusana era rappresentata, per gli Esordienti A, da Giovanni Grillo, categoria 40 chilogrammi, per i Cadetti da Francesco Giurdanella, 73 chilogrammi, e per la Junior da Andrea Diquattro, sessantasei chilogrammi. Risultati importanti sono stati concretizzati da Grillo e Giurdanella anche se hanno ottenuto soltanto il gradino più basso del podio. Un terzo posto che non li soddisfa appieno, per il potenziale espresso dagli stessi, ma che comunque rappresenta un incoraggiamento rispetto al fatto che si tratta ancora di ragazzi giovani che possono soltanto migliorare le loro performance in chiave futura. Un pò’ più sfortunato, invece, è stato Diquattro che non si è ancora ripreso dall’infortunio al braccio con cui ha dovuto fare i conti in occasione del torneo internazionale svoltosi in Puglia. Il ragusano, comunque, non demorde e cercherà di farsi trovare pronto in occasione delle prossime competizioni.
Maria Grazia Cicciarella ha “fatto” un pezzo di squadra di rugby, “fornendo” al team
Una tradizione antichissima torna a rinnovarsi. Sabato, 7 dicembre, nella chiesa di San Francesco all’Immacolata, a Ibla, dopo la solenne celebrazione dei Vespri, alle 18, presieduti dal vescovo, mons. Paolo Urso, si terrà la recita dell’atto di affidamento della Città di Ragusa all’Immacolata da parte del sindaco, Federico Piccitto, alla presenza delle altre autorità cittadine e provinciali. Per la prima volta, il giovane sindaco avrà l’opportunità di vivere, come rappresentante istituzionale, questo significativo momento religioso. La solenne celebrazione delle 18 sarà preceduta, alle 17, dalla santa messa nel corso della quale si registrerà l’adesione, l’impegno e il tesseramento degli iscritti all’Azione cattolica delle parrocchie San Giorgio e San Tommaso. Alle 21, dal duomo di San Giorgio prenderà il via una fiaccolata verso la chiesa dell’Immacolata dove è in programma una veglia di preghiera. Il giorno della vigilia della festa dell’Immacolata, nella Ragusa antica, era vissuto molto intensamente. Una partecipatissima “Alborata” (all’alba) iniziava con la santa messa solenne delle 5 mentre dalla Porta Mulini arrivavano i mugnai (nella vallata dell’Irminio c’erano circa quaranta mulini ad acqua) accompagnati dai musicanti: pifferi e tamburi; dalla Porta Modica arrivavano i lavoratori delle fiumare anch’essi accompagnati da tamburi e piffarelle. Numerose erano le sante messe celebrate durante il giorno e, la sera, il Capitolo dei canonici (Insigne collegiata di San Giorgio) assieme alle dodici confraternite, partendo dal Duomo, armati di rustiche scope, pulivano il percorso nel quale il giorno dopo sarebbe transitata la processione della Venerata Immagine dell’Immacolata. Arrivati nella chiesa di piazza Chiaramonte, le autorità declamavano l’atto di affidamento della Città di Ragusa alla Santa Madre di Dio. Ai giorni nostri, è il sindaco di Ragusa, quale primo cittadino, a nome di tutti i ragusani e alla presenza delle autorità, a recitare tale atto di affidamento. Domenica, 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, le messe sono in programma alle 8, alle 9, alle 10, alle 11 e alle 12. Alle 10,30 raduno dei fedeli al Giardino ibleo e corteo verso la chiesa dell’Immacolata per l’omaggio floreale alla Madonna. Alle 18 la processione.
La nostra emittente trasmetterà mercoledì 13novembre alle ore 14.15, 17.45, 20.45, 23.15 e giovedì 14 alle 7.45 la puntata dedicata alla Pasticceria dei Fratelli Di Pasquale di corso Vittorio Veneto a Ragusa per la serie “Artisti del gusto”, condotta dalla giornalista canadese Megan Williams andata in onda domenica scorsa sul canale 403 di Sky.