26-04-2024
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Archivio della categoria: Ambiente

Una soluzione da Palermo per i rifiuti di Ragusa

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Sulla problematica dei rifiuti a Ragusa e’ giunta una nuova dichiarazione del Sindaco Federico Piccitto: “Apprendo, all’inizio della odierna conferenza di servizi, una notizia che non posso che salutare positivamente. E’ stata, infatti, appena notificata l’ordinanza firmata, ex art. 191, dal Presidente della Regione Rosario Crocetta, che consentirà il trattamento dei rifiuti nell’impianto di Cava dei Modicani a Ragusa fino al 30 settembre prossimo, con abbancamento successivo negli impianti di Lentini e Motta Santa Anastasia. Un provvedimento che scongiura, per il momento, l’emergenza rifiuti in città. Sono soddisfatto? Con rammarico devo dire che non posso esserlo pienamente, perché ciò che avrebbe potuto essere risolto attraverso una semplice procedura amministrativa, in relazione a una elementare problematica gestionale (avere un sito per conferire i propri rifiuti in discarica), ha richiesto un lavoro straordinario e un enorme sforzo politico-amministrativo. Un risultato che, certamente, scongiura il rischio di una vera e propria emergenza sanitaria, ma che evidenzia quanto sia farraginosa la burocrazia regionale, spesso priva di chiari indirizzi politici. Non posso, pertanto, che apprezzare l’intervento del Presidente Crocetta, che ha, finalmente, assegnato a Ragusa qualcosa che gli spetta di diritto e che, per ragioni che tutt’ora non conosco, per giorni non gli è stato riconosciuto: un sito nel quale conferire i propri rifiuti. Un risultato ordinario che, in una realtà come quella siciliana, diventa straordinario. Ovviamente resteremo vigili sull’intera questione, a partire dall’esito della conferenza di servizi odierna sul futuro di Cava dei Modicani, per evitare che una tale emergenza possa tornare a manifestarsi in futuro”. Firmato il sindaco di Ragusa Federico Piccitto

La Regione siciliana reitera l’indisponibilità di siti dove andare a conferire i rifiuti del Comune di Ragusa

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“Follia, irresponsabilità o altro che non so davvero come definire. Il governo regionale ha offerto tutto il peggio possibile, per l’ennesima volta. Una pagina terribile che i ragusani non dimenticheranno”. È quanto dichiara il sindaco Federico Piccitto a seguito della notizia che il dipartimento Acque e Rifiuti, martedì sera, ha ancora una volta ribadito l’indisponibilità, in tutti i siti siciliani alternativi a Cava dei Modicani, di accogliere i rifiuti della città di Ragusa. “Il destino di Ragusa, non si sa per quale motivo – spiega il sindaco – evidentemente non interessa a nessuno. Come già dimostrato del resto lunedì quando solo dopo aver protestato con veemenza sono stato finalmente ricevuto. Sia il presidente che l’assessore regionale mi avevano assicurato in quella sede, presenti i dirigenti competenti, che si sarebbe trovata una soluzione immediata. Assicurazione confermata fino a martedì sera, quando poi è arrivato, dopo le 22, questa assurda comunicazione. Addirittura, respingendo le mie perplessità, che nascevano da quanto accaduto in passato, mi era stato detto che si trattava di parola d’onore. Eccolo, l’onore. Ecco le promesse. Non credo che la Politica, quella con la P maiuscola, possa stare in silenzio mentre Ragusa è l’unico comune siciliano cui questo governo, se così si può chiamare, ha deciso di non dare una soluzione. Ma non finisce qui, perché avevo già dato mandato all’ufficio legale di attivarsi e già da sabato eravamo partiti a livello giudiziario. Questa storia senza capo né coda va chiarita fino in fondo nelle sedi opportune”. Resta il concreto rischio di un’emergenza rifiuti. “Già questa mattina  – prosegue il primo cittadino – sto andando a Palermo per la conferenza di servizi convocata per l’AIA di Cava dei Modicani. Non permetterò che si giochi ancora sulla pelle dei cittadini per risolvere beghe politiche o interne. Se non si daranno delle risposte serie posso assicurare, io si, che i cittadini non avranno disagi, mentre qualcuno pagherà caro l’ennesimo affronto alla città di Ragusa”.

Emergenza rifiuti, missione a Palermo del sindaco di Ragusa

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Per quanto concerne il futuro utilizzo della discarica di Cava Dei Modicani, su richiesta dell’Amministrazione Comunale di Ragusa, il Dirigente Generale del dipartimento Acque e Rifiuti, ha convocato, per il 26 luglio,  una conferenza di servizi presso il Dipartimento dell’Assessorato Territorio ed Ambiente al fine di completare l’iter necessario per il provvedimento autorizzatorio di AIA per il sito ibleo. Nelle more della definizione dell’AIA, stante la situazione di potenziale nuova emergenza rifiuti alla scadenza dell’ordinanza temporaneamente emanata dal Sindaco, il primo cittadino, dopo un confronto diretto con il Presidente della Regione Rosario Crocetta, l’assessore regionale Vania Contraffatto, ed il dirigente generale del dipartimento competente, ha ottenuto rassicurazioni sul fatto che entro martedì sarà emesso, dalla Regione, un apposito provvedimento che consentirà il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti presso il sito di Cava dei Modicani prima del conferimento presso un’altra discarica. “Continueremo a vigilare fin da oggi – afferma Federico Piccitto – per verificare quanto assicurato dal Governo regionale sia rispettato nei modi e tempi prospettati. Non abbasseremo la guardia anche perché non possiamo permettere che ancora una volta vengano disattesi impegni gli impegni presi. Vista la volatilità delle determinazioni provenienti da Palermo è assolutamente imprescindibile che si giunga a fatti concreti. La città di Ragusa non può attendere oltre”.

L’emergenza rifiuti a Ragusa e l’incredibile opposizione comunale alla raccolta differenziata operata dai privati su aree private

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La ditta Ecoline s.r.l. ritiene di riportare l’attenzione sulla “inopinata opposizione comunale all’installazione di ecoconferitori privati su aree private”.  A tal proposito l’Ecoline richiama la “recente relazione dell’Ing. Cocina, delegato straordinario all’emergenza rifiuti per la Regione Sicilia, che ha evidenziato la tristissima realtà ragusana: la raccolta differenziata operata su suolo pubblico (quindi con alte percentuali di contaminazione) diviene vana per la mancanza di appositi impianti di trasformazione, virando il suo tragitto verso le discariche ed acuendo il problema della saturazione delle stesse”. “Al contrario – prosegue la nota – la raccolta monomateriale di solo Pet (bottiglie) e Hdpe (flaconi), classificati come materiali altamente puri e differenziati e raccolti per il tramite degli ecoconferitori della Ecoline, è l’unica strategia di differenziazione ad avere concreta utilità, potendo avviare direttamente al riciclo i materiali raccolti senza operazioni preliminari”. “Sono 100 le tonnellate di imballaggi – ricorda Damiano Battaglia titolare Ecolinbe – sottratte alle discariche grazie ai soli 2 ecoconferitori della Ecoline. Maggiormente si differenzia, secondo criteri di qualità, meno si conferirà in discarica, attenuando le situazioni di emergenza”. Riferisce inoltre la nota che “nonostante il pronunciamento  del Consiglio di Giustizia Amministrativa che ha dato ragione alla Ecoline, il Comune non pare voglia retrocedere dalle posizioni assunte, ignorando le nuove istanze della scrivente Società per il miglioramento del servizio e l’efficientamento della filiera” e conclude affermando che si tratta di “atteggiamenti inaccettabili visto lo stato infimo della differenziata a Ragusa (17% rispetto al 65% imposto per legge)”.

LEGAMBIENTE SULL’EMERGENZA RIFIUTI A RAGUSA: Raccolta differenziata spinta e riduzione della produzione dei rifiuti uniche armi per evitare l’emergenza

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Riceviamo da Legambiente Ragusa e pubblichiamo: “La chiusura della discarica di Ragusa senza aver predisposto in tempo valide alternative nella gestione e smaltimento dei rifiuti è una sconfitta per la città e un fallimento per la politica locale. Che la discarica di Ragusa fosse prossima alla chiusura lo si sapeva da tempo come Legambiente ha sempre denunciato, ma l’ amministrazione comunale ha sempre pensato che una soluzione per sotterrare i rifiuti la si sarebbe sempre trovata. Dalla  autorizzazione regionale di abbancamento di ulteriori di 20.000 tonnellate del 2013, che doveva essere l’ultima in quanto i volumi conferibili erano esauriti,  a Cava dei Modicani sono entrate altre 120.000 tonnellate di rifiuti trascurando la raccolta differenziata e le politiche di riduzione della produzione dei rifiuti, proposte promosse e sollecitate da Legambiente, le sole che avrebbero potuto allungare la vita della discarica in attesa dell’avvio dell’impianto di compostaggio e della nuova gara di raccolta differenziata spinta. Sarebbe bastato obbligare l’attuale gestore a rispettare il ridicolo, ma illegale per legge, obiettivo di raccolta differenziata previsto dall’attuale contratto in proroga, il 28%, per allungare la vita della discarica almeno fino a dicembre 2017. Invece si è scelta la strada del vogliamoci bene con il gestore dell’appalto, così come era successo dal 2008 fino al 2013. Le scelte, o meglio le non scelte della Regione Sicilia e del suo Presidente Crocetta in materia di rifiuti sono state, a voler essere buoni drammatiche e schizofreniche con il risultato di portare la Sicilia ad una situazione peggiore della Campania di inizio anni 2000, ma l’Amministrazione Comunale di Ragusa, quella dei “Rifiuti zero“ dalla quale ci saremmo aspettati molto di più, avrebbe potuto all’interno dell’attuale capitolato d’appalto migliorare (art. 18 ), e non di poco, la situazione, ma ha deciso di non intervenire aspettando non si sa cosa,  portandoci alla drammatica situazione odierna. Forse l’Amministrazione Comunale di Ragusa non ha mai creduto che la raccolta differenziata  spinta e la riduzione dei rifiuti fossero la soluzione, tanto da non aver fatto partire fino ad oggi il centro per il riuso, non aver investito nel Centro Comunale di Raccolta che dopo il boom iniziale è frequentato solo da pochi eroici cittadini, non aver preteso da parte della ditta di fare un seria campagna di comunicazione ambientale e soprattutto non aver preso in considerazione la rescissione del contratto per ripetuti disservizi gravi, come tutti i cittadini possono verificare,  in modo da avere una ditta più seria e collaborativa. E’ necessario far partire subito il nuovo appalto con un affidamento d’urgenza al vincitore della gara senza aspettare l’esito del ricorso al Tar fissato per dicembre e procrastinare ulteriormente la soluzione del problema,  ma mirando in modo determinante ad aumentare la raccolta differenziata e ridurre i relativi conferimenti in discarica . Non va trascurato che la chiusura della discarica comporterà un costo aggiuntivo per l’Amministrazione Comunale, e quindi  per i cittadini di circa 2.000 euro al giorno di solo trasporto. Solo così si avrà la credibilità per chiedere e ottenere dalla regione di andare a conferire subito a Lentini come era già previsto da tempo.  Cava dei Modicani non va più riaperta ma va immediatamente bonificata visto che la falda idrica sottostante la discarica è inquinata da nichel, manganese e nitrati. Stupisce che, a seguito dei nuovi orientamenti europei e nazionali in tema economia circolare, ancora si parli della fantomatica quarta vasca e di grandi impianti quali la pirolisi come soluzione di tutti i problemi. Se si fosse operato come in tanti capoluoghi meridionali (Salerno, Benevento, Caserta, Cosenza, Nuoro, Oristano, Olbia, Sassari, Andria, Barletta e tanti altri… ), oggi non parleremmo di emergenza rifiuti conclamata e non saremmo inchiodati sotto il 20% di raccolta differenziata (dati ufficiali ISPRA ). Sarebbe bastato fare come Monterosso Almo che da un anno all’altro ha più che dimezzato i suoi conferimenti in discarica con il risultato di non soffrire o soffrire poco. Nessuno può tirarsi fuori da questa brutta storia dicendo che la colpa è degli altri. Tutti devono assumersi le proprie responsabilità e trarne le conseguenze. A Crocetta e ai vari assessori regionali ai rifiuti Legambiente da tempo non sospetto ha richiesto le dimissioni per il disastro prodotto ma ciò non esclude le responsabilità a livello locale; l’assessore all’ambiente di Ragusa ha dimostrato buona volontà ma deve prendere atto che non ha raggiunto i risultati sperati non solo per colpa di Crocetta e di un destino cinico e baro, ma per mancanza di coraggio e di visione del futuro”. Firmato Il Direttivo del circolo Legambiente Il Carrubo

 Emergenza rifiuti a Ragusa,  il sindaco ordina stoccaggio a Cava dei Modicani fino a martedì senza abbancamento in vasca

 

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“Ordinare  all’Ato Ragusa di autorizzare il conferimento in discarica dei rifiuti solidi urbani del Comune di Ragusa con le seguenti modalità:  operare il trattamento meccanico biologico del rifiuto conferito in discarica separando frazione secca e frazione umida.  Il sopravaglio andrà stoccato temporaneamente su un’area circoscritta sul corpo dei rifiuti in attesa che la Regione indichi al gestore un idoneo sito ove poterlo abbancare definitivamente. Quanto al sottovaglio esso andrà  biostabilizzato nell’impianto già in esercizio presso la discarica, anch’esso per potere, alla fine del trattamento (42-64 giorni), essere abbancato in un sito idoneo autorizzato dalla Regione”.  E’ questo il contenuto condiviso e sottoscritto dalla conferenza di servizi tenutasi sabato mattina a Palazzo dell’Aquila, che è stato riportato  nell’ordinanza sindacale formalizzata nel pomeriggio dal sindaco Federico Piccitto all’Ato Ragusa Ambiente.  La conferenza di servizi è stata convocata con urgenza dal sindaco per  discutere dell’adozione di una ordinanza contingibile e urgente in relazione all’emergenza rifiuti che il Comune di Ragusa si trova a fronteggiare, a seguito della chiusura della discarica di Cava dei Modicani dalla mezzanotte di venerdì. La conferenza di servizi ha altresì  stabilito di aggiornare la seduta al prossimo martedì 25 luglio alle ore 9 per valutare gli esiti  dell’interlocuzione avviata con la Regione siciliana entro la giornata di lunedì 24 luglio anche ai fini dell’adozione di ulteriori provvedimenti.

Legambiente: continua la folle corsa all’oro nero nei mari e sulla terraferma

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Riceviamo e pubblichiamo. “Come volevasi dimostrare la folle corsa all’oro nero continua, nonostante le rassicurazioni del Governo dopo il referendum dello scorso anno: nuovi pozzi e nuove attività di prospezione mettono a rischio i mari italiani, a partire dal Canale di Sicilia. E quando le società petrolifere non riescono nel loro assalto, anche grazie all’opposizione delle comunità locali e delle categorie economiche, in primis quelle legate al turismo e alla pesca, ci pensa il Governo con l’ennesima norma pro trivelle: grazie a un decreto ministeriale dell’aprile scorso, infatti, si deroga al divieto di nuovi pozzi e nuove piattaforme entro le 12 miglia. A farla da padrona sono sempre le stesse compagnie: Eni e Edison che detengono tra concessioni, permessi e istanze di ricerca il 57% dei titoli su terra e mare siciliani. Per questo Goletta Verde ha assegnato la bandiera nera alle due compagnie petrolifere Eni ed Edison che in nome dei propri interessi e di una anacronistica quanto dannosa corsa alle fonti fossili e all’estrazione di idrocarburi sul territorio siciliano, sono arrivate a contestare con arroganza il piano paesaggistico in provincia di Ragusa, i cui vincoli impedirebbero il loro programma estrattivo sull’isola. Il rischio concreto è che se il Tar dovesse accogliere il loro ricorso, non solo si aprirebbe la strada a ulteriori pozzi sul territorio, ma si ritornerebbe indietro di decenni ai tempi dell’assalto della cementificazione al territorio siciliano. La Sicilia, tra attività a terra e mare, nel 2016 ha contribuito al 25% della produzione nazionale di petrolio, con poco meno di 1 milione di tonnellate di greggio. Quantità che, stando agli attuali consumi, coprirebbero appena l’1,6% del fabbisogno del nostro Paese. Ma alle 9 concessioni di coltivazione, se ne potrebbero aggiungere altre 4. Sono tante infatti le istanze di concessione di coltivazioni pervenute al Ministero e alla Regione Sicilia, in corso di valutazione di impatto ambientale. Numeri destinati a crescere ancor di più sia a terra che a mare se proseguiranno nel loro iter amministrativo i 12 permessi di ricerca vigenti e le 16 istanze di permesso di ricerca attive (per un totale di circa 19.400 kmq) a cui vanno aggiunti anche i due permessi di prospezione a mare che andrebbero a coprire un’ulteriore area di 6.380 kmq. Il caso più eclatante è sicuramente quello della Vega B. Il canale di Sicilia oggi ospita, infatti, l’unica richiesta presente nel mare italiano, per la realizzazione di una nuova piattaforma petrolifera, la Vega B appunto, (nell’ambito di una concessione in comproprietà tra Edison ed Eni) a meno di 12 miglia dal sito di interesse comunitario Fondali Foce del fiume Irminio. Una richiesta che purtroppo ad oggi continua ad andare avanti nel suo iter autorizzativo. Nel luglio 2016 si è aperta addirittura una nuova istruttoria, conseguente alla richiesta di Edison di implementare il programma di coltivazione con ulteriori 8 pozzi, passando così dai 4 inizialmente previsti a 12, ovvero triplicandone il numero. Ma anche a terra le cose non vanno meglio e al centro troviamo sempre le stesse due compagnie petrolifere Eni ed Edison. Dopo anni di battaglie dal 2016 la provincia di Ragusa ha il suo Piano paesaggistico, uno strumento che tutela lo straordinario patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico. Un principio del piano è che non si possa modificare la morfologia dei suoli e non si possano fare sbancamenti. Interventi necessari invece nei programmi di sviluppo e manutenzione a quanto pare necessari per le attività petrolifere delle due compagnie. Colpisce l’accanimento di Eni ed Edison verso quel territorio, dove i giacimenti attuali sono in evidente di calo di produzione ormai da anni e dove è stato scelto un nuovo modello di sviluppo locale, basato su sostenibilità, cultura e turismo di qualità – dichiara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia -. L’arroganza delle compagnie è innegabile quanto le assurde scelte di politica energetiche della Regione Sicilia. Tutto questo, infatti, sembra dare seguito agli impegni presi nel giugno di tre anni con un protocollo d’intesa firmato da Regione, società e Assomineraria, nel quale le parti si impegnavano ad intraprendere iniziative per rilanciare le attività produttive nell’isola. Scelte scellerate, dannose e che vanno contro le stesse decisioni delle comunità locali che stanno promuovendo con forza un altro modello basato su turismo culturale e agricoltura di qualità. Il Governo siciliano continua, insomma, a guardare al passato condannando la più grande piattaforma di energie rinnovabili del Mediterraneo, qual è la Sicilia, all’arretratezza e al sottosviluppo. Senza contare – conclude Zanna – che un eventuale incidente potrebbe causare danni incalcolabili alle coste siciliane dal punto di vista ambientale”. Firmato Legambiente

MANUTENZIONE DEL VERDE A RAGUSA, I DEM D’ASTA E CHIAVOLA: “L’ASSESSORE CORALLO NON PUO’ RISPONDERE SI FA QUEL CHE SI PUO’”

P1030306-21-677x521_c“Non possiamo accettare le elucubrazioni dell’assessore alle Manutenzioni, Salvatore Corallo, sulla poca disponibilità, in termini numerici, di personale addetto alla sistemazione del verde pubblico. Significa che il Comune ha l’obbligo di trovare le dovute soluzioni, di dirottare i fondi che servono per le priorità della città, come gli asili nido, il servizio doposcuola e, naturalmente, anche il decoro che assume una determinata valenza per una realtà urbana che si vuole fregiare dell’appellativo di città turistica”. Sono i consiglieri comunali Mario D’Asta e Mario Chiavola, in risposta alle affermazioni fatte oggi sulla stampa dall’assessore Corallo, a replicare in questi termini alla vicenda concernente le varie segnalazioni riguardanti il verde pubblico in città. “Ci dica l’assessore Corallo – continua D’Asta – che senso ha destinare migliaia e migliaia di euro per organizzare eventi di vario tipo quando ci confrontiamo, ancora, con un centro urbano che attende la ripavimentazione delle strade principali o la sistemazione degli ingressi principali. Dappertutto è un proliferare di sterpaglie e questo, con le elevate temperature, finisce con il diventare un problema perché potenzialmente potrebbero essere appiccati degli incendi. Quindi, la scerbatura non è solo un fattore estetico ma anche una componente essenziale per assicurare la dovuta sicurezza alle varie zone della nostra città, e sono parecchie, in cui si reiterano questi problemi. Se Corallo ritiene di non avere i mezzi a disposizione, allora dovrebbe farsi di lato, dimettersi e lasciare fare a chi ha più capacità di lui nell’individuare soluzioni che servono a fornire risposte ai nostri concittadini. Non si può dire come se niente fosse: si fa quel che si può. L’assessore ha l’obbligo di fare l’impossibile per cercare di risolvere tutti i vari problemi che, di volta in volta, sono segnalati”.

 

 

Incendio della pineta di Chiaramonte Gulfi, Legambiente dichiara: “Gravissimo e colpevole ritardo della Regione nell’organizzazione; i vertici della Regione si dimettano!”

 

incendi_sicilia_ansa“Gli incendi continuano a devastare il territorio siciliano, a distruggere boschi, aree naturali protette e a minacciare sempre di più centri abitati ed attività economiche come nel caso della pineta di Chiaramonte Gulfi. Sono decenni che gli assetti organizzativi e logistici in atto nonché le attività di vigilanza e controllo del territorio mostrano tutti i propri limiti e non appaiono adeguati a prevenire e reprimere questo fenomeno che sta assumendo ormai connotati sempre più gravi, con danni incalcolabili per le comunità ed il territorio a fronte di un’ingente spesa che sostiene la Regione per il settore forestale e antincendio”. Così Legambiente che ricorda le diverse cause di questi terribili eventi prima fra tutte l’evento doloso: “appare evidente che non vi sia una efficace attività di prevenzione e repressione così come non esistono meccanismi davvero penalizzanti a dimostrare che l’incendio è un danno e non conviene a nessuno. Se è vero che nel breve periodo alla distruzione di un bosco non segue l’aumento delle giornate lavorative è invece altrettanto vero che all’aumentare degli incendi le stesse non diminuiscono. La spesa forestale mantiene lo stesso livello anche se i boschi continuano ad essere distrutti”. Già l’anno scorso Legambiente propose al Presidente della Regione, all’Assessore all’Economia, all’Assessore all’Agricoltura ed al competente Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale di adottare subito una determinazione affinché in ogni distretto forestale, già nel corso della stagione antincendio, si andasse alla riduzione della spesa per il settore forestale in genere, ed anche delle giornate lavorative,  in ragione della percentuale di boschi percorsi dal fuoco rispetto alla superficie forestale complessiva. Come al solito non c’è stata alcuna risposta. Legambiente spiega ancora:” Ma quest’anno c’è di più rispetto agli anni scorsi,  la Regione non ha fatto assolutamente nulla e ha cominciato ad organizzarsi, con gravissimo e colpevole ritardo, solo il 15 giugno, quando sono già scoppiati decine e decine di incendi con danni gravissimi. Non vi è, come ha detto qualcuno, solo una “calamità istituzionale”, questo Governo regionale contribuisce in modo significativo a queste calamità naturali, ne é complice e responsabile in prima persona. Non si possono lasciare da soli e senza mezzi i forestali. Il presidente della Regione e l’assessore competente dovrebbero fare l’unica cosa possibile : dimettersi”.

 

LEGAMBIENTE, COSTRUTTORI EDILI CONTRO IL RISPARMIO IDRICO A RAGUSA: abbagliati dal denaro non riescono a vedere i disastri ambientali incombenti

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Riceviamo dal circolo il Carrubo di Legambiente Ragusa e pubblichiamo: “Quattro anni fa Ance Ragusa sottoscrisse insieme a Cna e a Legambiente, alla presenza del vicepresidente nazionale di Ance, un documento sulla sostenibilità ambientale delle città che ci sembrava, allora, l’inizio di un percorso condiviso verso un minor consumo di suolo, la riduzione dei consumi energetici e di quelli idrici nell’ottica di nuove opportunità per le imprese, benefici per l’ambiente e vantaggi per i cittadini. Rimaniamo perciò sgomenti alla notizia che Ance Ragusa ha chiesto alla Regione Sicilia l’annullamento in autotutela della variante al regolamento edilizio di Ragusa che detta poche e sacrosante regole di risparmio idrico. Dove è finita la responsabilità sociale delle imprese? Ance Ragusa non si è accorta che l’acqua potabile è poca e soggetta a notevoli rischi e che va utilizzata con accortezza bandendo ogni spreco? Non si è accorta che in mezza Italia c’è l’emergenza idrica e in diverse regioni è stato dichiarato lo stato di calamità naturale, che in diversi comuni una volta ricchi di acqua c’è il razionamento dell’acqua e che la situazione in futuro peggiorerà a seguito del cambiamento climatico? Eppure Ance nazionale non è insensibile a questi problemi. Nel dossier sugli ecoquartieri curato dall’Ufficio Rapporti Comunitari dell’Ance e presentato a Bruxelles il 20 marzo 2013 indica come obiettivo ambientale da perseguire una migliore gestione dell’acqua (riduzione dei consumi e recupero dell’acqua piovana) , gli stessi introdotti nel regolamento edilizio del comune di Ragusa. Così come le abitazioni a risparmio energetico valgono di più anche, quelle a risparmio idrico seguono lo stesso andamento di mercato ed è assolutamente da stolti ignorarlo. Invitiamo Ance Ragusa a recedere dalla sua iniziativa di bloccare il regolamento edilizio sul risparmio idrico e all’amministrazione comunale di Ragusa di dare mandato all’ufficio legale di opporsi. E’ il minimo che possa fare una amministrazione che vanta sensibilità ambientali”. Firmato Legambiente Ragusa

VINCOLI PAESAGGISTICI LA SICILIA, MAI TROPPI PER PROGETTI DISTRUTTIVI DELL’AMBIENTE E DEL PAESAGGIO

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Riceviamo dai circoli Legambiente di Ragusa e Siracusa e pubblichiamo: “Il turismo legato a cultura e natura insieme all’agroalimentare di qualità oggi è il solo settore che tira in Sicilia e che ha un futuro a patto di conservare integro il paesaggio, mentre l’industria pesante legata agli idrocarburi a voler essere buoni ha lasciato disastri in termini di effetti sulla salute, effetti ambientali e a livello economico ha prodotto uno sviluppo effimero. Il piano paesaggistico di Ragusa, ritenuto la causa dei mancati investimenti industriali nella ricerca e sfruttamento degli idrocarburi, è il minimo livello di tutela del territorio possibile che si può accettare in un paese civile che ha a cuore il futuro dei suoi abitanti e della sua economia sostenibile, ma che sfigura nei confronti di quelle delle altre regioni, vedi la Toscana o il Trentino che con norme molto più rigide hanno livelli di disoccupazione molto minori a dimostrazione che la tutela del paesaggio produce sviluppo. Eppure Confindustria si lamenta dei troppo vincoli che frenerebbero lo sviluppo e gli investimenti. Ma a Ragusa il petrolio è finito e quel po’ che c’è non vale la pena di raccoglierlo, se è vero che il nuovo pozzo Irminio 6 appena scavato nel territorio di Ragusa è risultato non economicamente sfruttabile, che negli ultimi tre anni le estrazioni in provincia si sono più che dimezzate con un’ulteriore diminuzione nei primi 4 mesi del 2017. Se poi allarghiamo la visione ad un quadro più generale  ci dovrebbero interessare di più la siccità , la mancanza d’acqua e i processi di predesertificazione in atto e gli enormi danni che sta provocando al settore agricolo, che interventi ad alta intensità di capitale e bassissima intensità di lavoro come l’industria estrattiva. La risposta ai problemi energetici sta nelle rinnovabili , nel risparmio e nell’efficienza energetica che sono già in parte il presente e che lo saranno ancor di più nel futuro, anche prossimo. Stessa cosa può dirsi su Siracusa dove  il  Piano paesaggistico sta tutelando  la costa siracusana e l’immenso patrimonio archeologico e culturale, che è il vero petrolio della Sicilia, dall’assalto sulla costa di villaggi turistici quali i resort dell’Arenella, di Terrauzza, della Pillirina e di Ognina con campo da golf , da centri commerciali accanto le Mura Dionigiane e il Castello Eurialo, da porti turistici  con proposte indecenti quali isole artificiali in mezzo al porto grande di Siracusa. Inoltre i piani paesaggistici stanno impedendo che l’isola diventi il luogo dove realizzare nuove discariche al servizio di un’industria nazionale incapace di abbracciare l’economia circolare. Siamo  davanti ad una visione dello sviluppo da secolo scorso che ignora l’Abc dello sviluppo sostenibile che , solo a parole, Confindustria declama e una forma indebita di ingerenza in una fase molto delicata di approvazione del piano paesaggistico di Siracusa”. Firmato Circolo “Il carrubo “ Ragusa e Circolo “Chico Mendes “ Siracusa

Profughi ambientali e l’Europa sta a guardare

 

1289-2776Nella discussione pubblica sui migranti di questi mesi si sono voluti rincorrere tanti mostri e tanti mostri hanno parlato, vaneggiando di taxi e di difesa dell’Europa. In occasione della giornata mondiale del rifugiato è importante mettere l’accento su chi sono i migranti che arrivano in Italia e da che cosa fuggono. Una riflessione particolare viene fatta da Legambiente. “Se guardiamo al quadro mondiale nel 2016 ci sono stati 31,1 milioni di nuovi sfollati interni di cui 6,9 milioni a causa di conflitti e violenze, e 24,2 milioni per disastri ambientali improvvisi e distruttivi (uragani, alluvioni, ecc.). Il fenomeno colpisce soprattutto i paesi a basso reddito dove si realizza il 61% delle migrazioni interne. Solo dopo iniziano i “viaggi della speranza”, prima di tutto verso i paesi limitrofi. Nel 2015, secondo l’UNHCR, il 90% dei rifugiati erano ospitati in paesi confinanti a basso o medio reddito: più della metà dei rifugiati nel mondo è ospitata in 10 paesi (Giordania, Turchia, Libano, Pakistan, Iran, Etiopia, Kenya, Uganda, Ciad), che rappresentano solo il 2,5% del PIL mondiale. Solo alla fine c’è l’Europa dove arriva un pallido riflesso del dramma mondiale delle migrazioni. E fin qui abbiamo parlato solo degli sfollati e dei profughi forzati. Se a questo aggiungiamo i fenomeni di lenta e progressiva trasformazione e di perdita dell’abitabilità di un territorio (desertificazione, innalzamento del livello del mare, regime delle piogge, ecc.), provocati dai cambiamenti climatici, che non vengono registrati come catastrofi improvvise e violente e che non provocano sfollati forzati, si capisce come ci troviamo di fronte ad un fenomeno dalle misure gigantesche. Di cui i migranti ambientali rappresentano la fetta più consistente. L’Italia è al centro di queste dinamiche. I migranti sbarcati in Italia, secondo i dati del ministero dell’Interno, negli ultimi 18 mesi provengono soprattutto da Nigeria, Guinea, Costa d’Avorio, Gambia, Senegal, Marocco, Mali, Eritrea, Sudan, Ghana, e Bangladesh e Pakistan. Tutti paesi toccati, con intensità diverse, sia da guerre che da disastri ambientali. Con netta prevalenza dell’Africa Subsahariana dove si assiste ad un’impennata del rischio climatico, che sta rapidamente peggiorando, in paesi come Sudan, Nigeria, Guinea, Costa d’avorio, Senegal, Mali, Burkina Faso, Cameron, Ghana, Sierra Leone, Togo, mentre Pakistan e Bangladesh sono già da qualche anno in cima alla classifica del rischio a livello mondiale. Eppure se andiamo a chiedere ai migranti arrivati da noi da cosa sono fuggiti, la risposta non centra quasi mai il rischio climatico. La ragione è semplice. I migranti ambientali non hanno diritto alla protezione internazionale, che è ancora governata dalla Convenzione di Ginevra, del 1951, e suoi successivi protocolli. Anche se l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha già proposto una definizione dei migranti ambientali, ovvero “persone o gruppi di persone che, a causa di cambiamenti improvvisi o progressivi dell’ambiente che influiscono negativamente sulle loro vite o sulle loro condizioni di vita, sono obbligati a lasciare le loro abituali abitazioni, o scelgono di farlo, sia in maniera temporanea che permanente, e che devono spostarsi all’interno del loro paese o all’estero”, ad oggi non c’è nessun riconoscimento formale del migrante ambientale, cosa che determina a sua volta grande incertezza nella individuazione degli interventi. L’Africa è particolarmente vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico, soprattutto a causa della sua scarsa capacità di adattamento, stretta tra l’arretratezza economica e l’esposizione agli effetti del riscaldamento globale. Tanto più che è ormai ampiamente accettato che il cambiamento climatico – attraverso l’aumento delle temperature, i cambiamenti nei modelli di precipitazione, l’ampliamento delle aree colpite dalla siccità – mette in crisi la produzione agricola e l’accesso all’acqua potabile, mentre è ancora in atto una forte crescita demografica. Oggi va riconosciuto che i cambiamenti climatici ed i disastri ambientali non solo provocano sfollati ed inurbamento di masse sempre maggiori, ma cominciano ad essere una delle principali cause delle migrazioni internazionali. Eppure il fenomeno dei migranti ambientali è sottostimato, ed è sottostimato perché non è formalmente riconosciuto, e non è riconosciuto perché in questo campo l’Europa e gli altri paesi industrializzati dovrebbero riconoscere la loro responsabilità storica e farsi carico del “debito ecologico”, come lo chiama papa Francesco, contratto con le popolazioni di queste aree del pianeta”.  Si stima che entro il 2020 60 milioni di persone potrebbero spostarsi dalle aree desertificate dell’Africa Sub-Sahariana verso il Nord Africa e l’Europa, mentre la stima più citata, quella di Myers, prevede 200 milioni di potenziali migranti ambientali entro il 2050.

La difesa del litorale ibleo, tra diritto, geologia, ingegneria e architettura

litoraleArchitetti paesaggisti, avvocati, geologi, geometri, periti industriali e ingegneri scendono in campo per la difesa del litorale. Sabato 24 giugno alle ore 10,00 nella Sala Ideal, in Piazza Libertà si terrà un importante seminario scientifico dal titolo “Per la difesa del litorale ibleo”. Il simposio affronterà i complessi problemi relativi alla salvaguardia e valorizzazione della fascia costiera con un approccio multidisciplinare, che chiamerà in causa il diritto, la geologia, l’ingegneria e l’architettura. L’incontro, che vedrà la presenza di alcuni tra i maggiori specialisti italiani in materia, è organizzato da Betontest laboratori tecnologici e di ricerca, con il patrocinio degli Assessorati regionali dei Beni culturali e dell’identità siciliana e delle Infrastrutture e della Mobilità. «Negli ultimi decenni», spiega di Ignazio Mariano Pagano, ingegnere capo del Genio civile di Ragusa, «la costruzione dei porti di Pozzallo, Scoglitti e Marina di Ragusa ha modificato profondamente il litorale ibleo, creando zone di erosione e insabbiamenti. Da qualche anno, grazie ai finanziamenti del Ministero dell’Ambiente abbiamo realizzato interventi efficaci per arrestare questi fenomeni, anche se si pongono una serie di problemi legali (si pensi allo slittamento dei confini demaniali), ingegneristici, ambientali. Il seminario, pertanto, vuol mettere gli esperti a confronto e farli dialogare su questi temi». Il seminario sarà preceduto dai saluti dei rappresentanti degli ordini professionali interessati: Giuseppe Cucuzzella per gli Architetti, Giorgio Assenza per gli Avvocati, Giuseppe Collura per i Geologi, Salvatore Mugnieco per i Geometri, Carmelo Massari per i Periti Industriali, Vincenzo Giuseppe Dimartino per gli Ingegneri.
Introdurrà e concluderà i lavori Calogero Rizzuto, Soprintendente ai Beni culturali e ambientali di Ragusa.

Denuncia degli ambientalisti: IL CLORO HA UCCISO LA FAUNA ITTICA DEL FIUME IRMINIO

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Riceviamo e pubblichiamo: “Alta presenza di cloro nelle acque: un comune disinfettante che nelle quantità riscontrate è un killer mortale, essendo tossico per la fauna ittica. Giungono le prime conferme alle ipotesi fatte da pescatori ed ambientalisti a seguito della gravissima moria ittica verificatasi nel Fiume Irminio a valle della Diga di S. Rosalia alla fine del 2015. Infatti, dopo un lungo iter, F.I.P.S.A.S. e Legambiente hanno avuto copia delle analisi effettuate da ARPA nelle acque del fiume. E l’ipotesi di un inquinamento chimico, fatta a suo tempo sulla base dalla modalità di morte dei pesci, è divenuta realtà. Resta da capire come una tale quantità di cloro possa essere finita in un tratto di fiume che non era stata mai soggetta a simile inquinamento, a memoria d’uomo. Ed anche su questo le analisi paiono indicare una via piuttosto chiara: il potabilizzatore delle acque della diga, che è infatti collocato proprio in prossimità dell’area inquinata. Le analisi infatti hanno mostrato anche la presenza di altre sostanze, quali cloroformio e bromodiclorometano, che sono riscontrabili negli impianti di potabilizzazione delle acque. Va evidentemente individuato chi e perchè abbia compiuto un tale scempio. E’ palese che, al di là delle responsabilità personali, vi è una responsabilità gravissima di chi ha deciso di collocare un simile impianto proprio lì in prossimità del corso d’acqua: in pratica una vera e propria bomba ad orologeria per il fiume e la sua fauna. Purtroppo vediamo come negli anni questi fenomeni gravissimi vadano aumentando di frequenza, testimoniando un’incuria assoluta per il nostro principale fiume, ed una totale insensibilità per l’ambiente e quindi per la salute che ad esso è collegata, come dimostrato dalla grave crisi idrica verificatasi a Ragusa anni fa a seguito dell’inquinamento della Cava Misericordia. Le associazioni intendono costituirsi parte civile se si arriverà, come auspicano, al più presto ad un procedimento, ma intanto chiedono che venga nuovamente presa in considerazione la possibilità di eliminare tale ‘spada di Damocle’ per il nostro fiume costituita dal potabilizzatore delle acque dell’Invaso di S. Rosalia”. Firmato F.I.P.S.A.S RAGUSA – LEGAMBIENTE IL CARRUBO RAGUSA

Chiusura della discarica sub – comprensoriale di Ragusa

ragusa-la-discarica-di-cava-dei-modicani-sta-per-chiudere-400Il 22 luglio 2017, chiuderà definitivamente la discarica sub – comprensoriale di Ragusa, cava dei Modicani, perchè scadrà l’ultima ordinanza contingibile ed urgente firmata dal Commissario straordinario dell’ex Provincia Regionale di Ragusa. Scrive la Cgil: “Si tratta della seconda ed ultima ordinanza emessa negli ultimi anni e che non sarà più possibile rinnovarla. Pertanto, dal 22 luglio, cioè in piena estate, a causa del mancato conferimento dei rifiuti presso il sito di contrada cava dei Modicani, si otterrà di sicuro un emergenza rifiuti in tutti i territori comunali dei comuni montani, si avrà di certo un aumento sostanziale dei costi a carico di tutta la collettività montana (perchè si dovrà conferire nel comune di Lentini, presso la discarica di Sicula Ambiente) e per concludere, si avrà la perdita di quasi tutti i livelli occupazionali esistenti (totale n. 10 addetti). Un rimedio ci sarebbe per scongiurare tutto questo. I Sindaci dovrebbero richiedere una conferenza di servizio presso il Dipartimento Ambiente di Palermo, al fine di farsi rilasciare l’ AIA riguardante il progetto di ampliamento presentato di recente dall’ attuale Commissario straordinario della SRR di Ragusa, Ing. Nicola Russo. Servirebbe ad aumentare la vita della discarica di Ragusa di almeno altri 2 – 3 anni”.

Comincia a funzionare la legge sugli ecoreati voluta da Legambiente, ma occorre rafforzare i nuclei di polizia ambientale

claudio conti

“Ancora una volta, grazie al prezioso lavoro del Nucleo Ambientale della Polizia Provinciale di Ragusa, è stato possibile scoprire e denunciare un nutrito numero di agricoltori della zona dei  Macconi  per aver smaltito abusivamente rifiuti speciali in modo indiscriminato nei terreni, in mezzo alle dune e perfino sulle spiagge a pochi metri dalla battigia inquinando suolo aria e acqua – commenta Claudio Conti, presidente di Legambiente Ragusa  – Sono soprattutto plastiche, teloni seminiere tubi di irrigazione e contenitori per fitofarmaci che, dopo qualche anno, diventano microplastiche che finendo in mare compromettono lo sviluppo dei pesci, avvelenandoli e  aumentandone  la mortalità, con effetti sulla catena alimentare. Ma non è che la punta di un iceberg. Tutta la costa che va da Marina di Acate a Scoglitti è da almeno 30 anni una linea ininterrotta di dune di plastica e di rifiuti agricoli anche pericolosi che va bonificata a spese degli inquinatori. Ora grazie alla nuova legge che introduce i delitti ambientali nel codice penale, approvata nel maggio del 2015, si può punire chi inquina e rendere più incisiva l’azione di prevenzione e contrasto dell’illegalità ambientale. Ed è quello che ci aspettiamo. Ma per una corretta e migliore applicazione di questa legge, è importante oltre che mettere in campo un’azione di formazione che coinvolga tutti gli attori del sistema di repressione dei reati ambientali procedere alla costituzione di una grande polizia ambientale regionale sempre più strutturata e diffusa sul territorio che faccia tesoro delle migliori esperienze maturate in provincia di Ragusa dalla Polizia Provinciale alla quale va tutto il nostro sostegno e plauso. Solo così si potrà stroncare il fenomeno della criminalità ambientale attiva in tutto la provincia”, conclude Conti .

RAGUSA, LEGAMBIENTE E MIGRANTI RIPULISCONO LA DISCESA SAN LEONARDO

 

P1030861 (Large)Domenica un gruppo di volontari del circolo Legambiente “ Il Carrubo “ di Ragusa coadiuvati da un gruppo di migranti richiedenti asilo provenienti dal Bangladesh, Ghana, Guinea, Gambia e Mali, ospitati dalla Coop. Filotea hanno ripulito dai rifiuti e soprattutto dalla vegetazione la discesa San Leonardo. Si tratta  del  cosiddetto “sentiero dei mulini”,  un percorso naturalistico di rara bellezza, recuperato con fondi europei , che partendo da piazza della Repubblica a Ragusa Ibla scende fino al torrente San Leonardo, passando per l’antica “filanda Donnafugata”, raro esempio di archeologia industriale di metà ‘800.  Sia il sentiero principale, che le scale ed i piccoli sentieri di accesso, invasi da piante che ne rendevano in molte parti difficoltoso l’attraversamento sono stati decespugliati e ripuliti, sempre nell’assoluto rispetto della naturalità del percorso. Si è così ottenuto  il duplice obiettivo di incoraggiare  i turisti a percorrere questo affascinante sentiero e di ripristinare l’antico rapporto che i cittadini ragusani hanno con il torrente San Leonardo. L’intervento è stato possibile solo grazie alla grande mole di lavoro volontario profuso dai migranti e alla disponibilità del Comune di Ragusa di ritirare i 40 sacchi di erba e rifiuti raccolti. “E’ doveroso sottolineare – afferma Claudio Conti presidente del circolo Legambiente di Ragusa – come tutti i migranti pur trovandosi nel periodo del Ramadan che prevede la completa astensione da cibo e bevande, compresa l’acqua, dall’alba al tramonto, non si siano risparmiati a lavorare sotto il sole e i 30 gradi di temperatura a mezzogiorno; il loro sforzo è stato notevole, regalando al loro intervento  un sapore, se non eroico, quanto meno  intrepido e sfatando, almeno in questa occasione, il luogo comune che li vuole solamente ospiti e assistiti. Per un giorno si sono comportati da cittadini di questa comunità donando un po’ del loro tempo gratuitamente alla città”. Legambiente proseguirà con ulteriori attività di manutenzione urbana, coinvolgendo i migranti richiedenti asilo ospiti a Ragusa nell’ottica dell’integrazione.

 

AMIANTO: LA STRAGE SILENZIOSA

 

liberidallamiantoE’ questa forse l’immagine che meglio fotografa l’impatto ambientale sulla salute prodotta dalla presenza in tutti i nostri luoghi dell’amianto e del suo manufatto più famoso, l’Eternit. 6786 morti al giorno in Europa per mesotelioma pleurico, il più aggressivo dei tumori, di cui 1.200 in Italia . 15.000  casi di mesotelioma maligno diagnosticati in Italia tra il 1993 e il 2008, 32 milioni di tonnellate di prodotti in amianto ancora presenti in Italia, 75.000 ettari di territorio da bonificare, 230.000 siti censiti con delle coperture in eternit di quasi 12 milioni di mq. Eppure a 25 anni dalla legge che ha proibito produzione e vendita dell’eternit in Italia la situazione rimane molto preoccupante. Il 25% delle regioni non ha ancora approvato il piano regionale amianto, poco meno della metà ha ancora in corso il censimento dei siti contaminati , solo 11 regioni dispongono di impianti di trattamento e smaltimento e,  rappresentano rare eccezioni le campagne di informazione e formazione dei cittadini attraverso sportelli dedicati.   Di tutto ciò , del piano regionale e comunale amianto, dello sportello informativo di Legambiente sull’Eternit e della situazione in provincia di Ragusa si discuterà venerdì 9 giugno alle ore 17.30 al Centro Polifunzionale per Immigrati di via Colaianni a Ragusa in un incontro pubblico su “ Liberi dall’amianto “ : la prevenzione dei rischi e la gestione della sicurezza organizzato dal circolo Legambiente  Il Carrubo  di Ragusa. Parteciperanno Tommaso Castronovo di Legambiete Sicilia, Marcello Dimartino dirigente Protezione Civile del Comune di Ragusa , Lucia Antoci Direttrice ARPA Ragusa, Paolo Ravalli dello S.Pre.S.A.L. di Ragusa, Pippo Gurrieri dell’Associazione Esposti Amianto e Antonio Patella della Protezione Civile Regione Siciliana e coordinatore dell’ ufficio Amianto.

TRIVELLAZIONI PETROLIFERE MARINE: LEGAMBIENTE RAGUSA SCOPRE L’INGANNO E CHIEDE IL RITIRO DEL DECRETO

legambiente

E’ stata depositata una richiesta di chiarimenti al Ministro dell’ambiente inerente il Disciplinare pubblicato con il decreto 7 dicembre 2016, che prevede la possibilità per le compagnie petrolifere di modificare il programma lavori originariamente approvato al momento del rilascio di una concessione per trivellazioni. La richiesta, depositata dalla deputata del Movimento 5 Stelle Marialucia Lorefice, nasce da una serie di sollecitazioni dal basso che ha coinvolto diverse realtà  sociali, quali tra le altre i circoli Legambiente della provincia di Ragusa  ed alcuni portavoce nazionali del Movimento 5 Stelle che da tempo collaborano sul territorio ragusano per proporre un percorso programmatico alternativo dal punto di vista energetico ed ambientale. Secondo Legambiente “Il decreto pubblicato in dicembre, infatti, con la possibilità per una compagnia petrolifera di poter modificare il programma dei lavori originariamente approvato, dà di fatto la possibilità di realizzare nuove trivellazioni, nuovi pozzi e nuove piattaforme anche nelle aree vietate ricadenti entro le 12 miglia marine, eludendo in tal modo il divieto di legge. La normativa attuale prevede infatti che entro le 12 miglia marine sia possibile solo continuare ad estrarre con i pozzi esistenti e portare a termine il programma lavori, anche svolgendo attività di manutenzione finalizzate all’adeguamento tecnologico. Ma di certo non prevede alcuna modifica al programma dei lavori, in quanto entrerebbe in conflitto con le precedenti e ancora vigenti normative in tema di rilascio di proroghe. Ed è qui che Legambiente ha trovato l’inganno, in quanto il decreto appena emanato sarebbe in contrasto con le leggi in vigore in quanto concederebbe la possibilità di «apportare modifiche al programma dei lavori originariamente approvato con decreto». Ma le norme in vigore non prevedono tali modifiche, pertanto il decreto sembra presentare dei profili di illegittimità in quanto in contrasto con leggi dello Stato Italiano. Alla luce delle contraddizioni sopra riportate e dei profili di perlomeno dubbia legittimità ci si augura che il Decreto incriminato venga ritirato con carattere di urgenza, in vista della possibili conseguenze che tale atto sconsiderato può avere sui mari italiani”.

Parco urbano della Vallata Santa Domenica e Cava Gonfalone

 

vallata-santa-domenica-830x480Sono stati aggiudicati in via definitiva i lavori relativi al progetto “parco urbano delle vallate Santa Domenica e Cava Gonfalone: primi interventi per la valorizzazione e la fruizione – impianto di fitodepurazione”.  Ad eseguire l’intervento sarà l’impresa Project  di Brolo (ME) per l’importo di 126,742,58 euro. ’intervento è tra quelli previsti  nel progetto generale di valorizzazione e fruizione del parco urbano. L’impianto che sarà realizzato servirà a trattare  le acque convogliate dal torrente Cava Santa Domenica che sfocia su una struttura quasi interamente canalizzata in prossimità di via Natalelli.  L’impianto comporta diversi vantaggi, tra cui consumi energetici ridotti come anche  manutenzione e  impatto ambientale, esigui costi di ammortamento, assenza di produzione di fango. I lavori  per la realizzazione del sistema di fitodepurazione, annuncia il Comune di Ragusa,  dovranno essere eseguiti entro 45 giorni dalla stipula del contratto.

 

 

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